Lo sa che un anno esatto domani (oggi, ndr) lei ha incontrato per la prima volta Pio Esposito?
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Bonny: “Chivu uguale a Parma, San Siro toglie il fiato. Dopo il 2-2 ecco cosa mi disse Bastoni”

«Italia–Francia Under 21 2–2, io e Pio entriamo dalla panchina. Qua abbiamo trovato subito un certo feeling perché siamo simili: teniamo gli occhi apertissimi, ma le orecchie chiuse. Osserviamo ogni dettaglio per migliorare, ma proviamo a non sentire cosa dicono di noi all’esterno. Mettendoci dentro anche Sucic, Bisseck, Luis Henrique e gli altri, siamo un bel gruppo di giovani affiatati in uno spogliatoio che si conosce da anni. È un’esperienza nuova e bella, un mondo da scoprire insieme».
Pensa che le voci esterne siano esagerate per Pio?
«Quando giochi nell’Inter c’è più attenzione su tutti e qui in Italia ce n’è tantissima per lui: è giovane, ha grande potenzialità, nasce in questo settore giovanile, veste la maglia azzurra. Per lui la pressione è tanta, ma penso riesca a gestirla benissimo: non è cambiato, né a lui né a me piace fare i fenomeni».

Le piace, invece, quando la chiamano... Angelo?
«Angelò . Ha iniziato mister Pecchia al Parma: quando giocavo male ero solo Bonny, quando andavo bene mi chiamava Yoan, ma non sapeva pronunciarlo. A volte diceva Jean, a volte Johan... Poi un giorno ha scoperto che nel nome c’era anche Ange e sono diventato Angelò per tutti. A voi piace italianizzare i nomi: Mkhitaryan è diventato Michele, Luis Henrique Gigi, ma poi perché mai? (ride, ndr)».
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