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Francesco Pio Esposito, attaccante dell'Inter, ha ricevuto il premio del Golden Boy assegnato da Tuttosport ogni anno. Ecco le dichiarazioni del classe 2005 ai microfoni del quotidiano.
Pio Esposito, se chiude gli occhi e ripensa alla sua carriera, c'è un'immagine o una partita a cui sente di ricondurre la conquista di questo premio?
«Sì, direi il gol salvezza segnato in Spezia-Venezia perché mi ha svoltato la carriera. Venivo da un anno complicato, avevamo lottato tutta la stagione per non retrocedere. Riuscire a centrare l’obiettivo in quel modo, all’ultima giornata, e con un mio gol, mi ha dato una scossa mentale importantissima, che mi ha portato a decidere di rimanere allo Spezia anche l’anno successivo».
Chi le ha comunicato di aver vinto il Golden Boy?
«In realtà l’ho scoperto da solo (ride, ndr). Ero lì che guardavo Instagram e a un certo punto sono iniziati a comparire decine e decine di post celebrativi. Leggevo: “Pio Esposito-Italian Golden Boy” e non ci potevo credere. Onestamente non pensavo di poterlo vincere».
E i suoi compagni come l’hanno celebrata?
«Quando la notizia è iniziata a girare, Lautaro ha mandato sul nostro gruppo di Whatsapp la foto di me col trofeo e da lì mi hanno scritto tutti per congratularsi. Mi ha fatto molto piacere, ci tengo a ringraziarli».
Immagino che all’Inter abbiano già iniziato a chiamarla tutti “Golden Boy”…
«Soprattutto Bisseck, non la finisce mai di scherzare (ride ndr.)».
Domenica a Pisa ha firmato un assist al bacio per Lautaro. Da fuori noi vediamo il campione, questo goleador con il volto sempre corrucciato e - inevitabilmente - ci perdiamo tutto il resto. Che capitano è l’argentino?
«È un lavoratore serio, se lo vedete così è perché ci tiene tantissimo. Si impegna al massimo ed è uno che mette tutto se stesso in campo ogni giorno. È il suo modo di essere leader».
Qual è il consiglio più prezioso che le ha dato?
«In ritiro mi ha accolto benissimo fin dal primo minuto, dandomi qualche indicazione da attaccante a attaccante. Ma la cosa che mi ha commosso e che mi porterò per sempre dentro è il messaggio che mi ha scritto quando è arrivata la prima chiamata con la Nazionale maggiore. Gliene sarò sempre grato».
A proposito dell’azzurro: ogni tanto si ferma a riflettere a tutto quello che le è successo negli ultimi 12 mesi? Restare lucidi e con i piedi per terra non sarà semplicissimo…
«È vero, è cambiato tutto in un lampo, ma la mia fortuna è che sono molto autocritico e non mi accontento mai. A volte capita che non mi goda neanche i successi perché sono focalizzato già sulla partita successiva. Penso sia questo il mio segreto. Il perché riesca a rimanere in equilibrio».
In Italia abbiamo il vizio di pompare eccessivamente i talenti azzurri. Basta una stagione giocata su buoni livelli per etichettarli come fenomeni. Come gestisce le aspettative dei tifosi nerazzurri e della Nazionale?
«Sottoscrivo. In realtà vale un po’ per tutti i giovani della Serie A. Giochi due partite bene e sei l'idolo di tutti, ne sbagli due e diventi uno scarparo… Sta tutto nel trovare l’equilibrio, nel riuscire a giudicare e giudicarsi a prescindere dai momenti. Non esiste carriera senza alti e bassi».
Gattuso le ha detto qualcosa in particolare prima del suo esordio in Nazionale?
«Sì, di stare sereno e non addossarmi troppe responsabilità, perché per lui è già straordinario quello che sto facendo. E comunque giocare per l’Italia è il sogno di ogni bambino, è incredibile, mi viene la pelle d’oca quando penso a quella maglia. Io come Vieri? So chi è Bobo e sono onorato di un paragone simile».
E che dice dei tanti meme che circolano sui social nei suoi confronti? Le strappano una risata?
«Ma certo! L’altro giorno ho visto un post su Instagram fatto con l’AI che mi ritraeva in mezzo a un murale gigante. Me le mandano in continuazione. In spogliatoio ci scherziamo sempre su».
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