L’Inter arrivò nel momento sbagliato?
«Non ero al massimo e poi fui molto sfortunato perché poco dopo il mio acquisto fu esonerato Cuper che mi aveva voluto. Il club affidò la panchina a Zaccheroni che giocava un calcio diverso e meno adatto a me dal punto di vista tattico. Prima di fare il salto in un grande club avrei dovuto aspettare di essere di nuovo al top della condizione. Ma è andata così. Dopo pochi mesi tornai al Chievo dove sono stato benissimo».
Adesso dove vive? E cosa fa?
«Vivo a Rio de Janeiro e guardo tante partite di ragazzini alla ricerca del talento. Se noto qualcuno, chiamo le società in Italia. Ma non lavoro per nessun club in particolare. Il calcio mi piace e mi interessa, gli incontri della Serie A li seguo sempre. Tifo per l’Inter e un po’ per il Parma che mi piaceva da ragazzino. Ho preso anche il patentino per allenare. Una o due volte alla settimana gioco a calcio a otto. E sto scrivendo un libro sulla mia storia, che dovrebbe uscire a dicembre in occasione dei miei 50 anni».
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