"Esatto, l'Inter è fatta così: quest'anno può vincere tutto e non può vincere niente, ma bisogna amarla lo stesso. E poi aspettiamo a parlare di beffa in campionato, nell'ultima partita può arrivare a una sorpresa. Il calcio ci ha abituato a cose incredibili, noi ne perdemmo uno a Mantova sul più bello... La Serie A è così bella perché spesso succedono cose imprevedibili soprattutto negli ultimi minuti di gioco".
Crede davvero che il Napoli possa perdere un'occasione così grande in casa?
"Chi può dirlo, chissà... Bisogna crederci sempre e non me vorranno i tanti amici napoletani: loro hanno fatto un grande campionato e hanno un grande allenatore, bisogna riconoscerlo. Se vinceranno, li applaudiremo. Intanto, cominciamo a pensare a noi stessi perché, come si dice, ognuno è il fabbro del proprio destino. Non stiamo troppo a ripensare ai punti sprecati, ma concentriamoci sul vincere la nostra partita a Como, che per l'Inter è sempre un po' casa perché ci siamo sempre allenati da quelle parti".
La sua Inter ha vinto due Coppe dei Campioni di fila, pensa sia arrivato il tempo che anche questa alzi finalmente la sua Champions?
"Lo spero con tutto il cuore, darebbero una grande gioia a questo vecchietto (ride, ndr). Ma se lo meritano tutti, sono stati bravissimi, hanno affrontato questa competizione con lo spirito della grande squadra. Tutto il mondo ha parlato dell'impresa fatta dai difensori per fermare il Barcellona e il Bayern Monaco e dai nostri grandi attaccanti. Lautaro più Thuram, che coppia. E poi quanto corrono per i compagni".
Lautaro arriva da un infortunio, quanto è importante averlo al 100% a Monaco?
"Tutta l'Inter deve stare al meglio delle sue possibilità, a partire dal nostro numero 10. Bisognerà mettere in campo un po' di rabbia positiva: non ansia, ma cattiveria agonistica. E voglia di rivincita, sia pensando all'ultima finale, sia a come è andato il campionato. Penso che possiamo davvero farcela e non sono il solo: lo stesso pensiero appartiene alla squadra e all'allenatore. Dobbiamo tenercelo stretto, Inzaghi, e spero che resti qui più a lungo possibile".
Pensa che Inzaghi vada coccolato un po' di più?
"Tutti lo apprezzano, meritatamente. Non si arriva a due finali di Champions tutti i giorni. Quali altri allenatori hanno ottenuto un risultato simile? Simone è davvero un bravo ragazzo e un bravissimo stratega, sa quando fare una partita difensiva come contro il Barcellona e quando attaccare. E poi i suoi giocatori sono come figli: gli vogliono bene, farebbero qualsiasi cosa per lui".
Lei che di finali se ne intende, che consiglio darebbe in questo lungo avvicinamento?
"Ogni finale è diversa dalle altre, le nostre non possono essere uguali a questa generazione, anche se penso che l'emozione sia uguale. Per noi della Grande Inter la prima resta speciale. Il Real Madrid era fortissimo, vinceva sempre: ci parevano invincibili, altro che questo Paris Saint Germain! E invece ce l'abbiamo fatta senza farci prendere dalla paura o dell'ansia. Io l'ho messa dentro con una bella legnata subito, poi tutto è stato più facile, anche se abbiamo rischiato di venire rimontati ed è servito un mio secondo gol: segnare prima degli avversari in una finale è importantissimo, lo tengano tutti a mente. Questo è un consiglio che, magari, potrebbe servire: a volte le squadre tendono sempre ad aspettare un po' troppo in queste partite".
E della seconda vittoria della vita, il mitico 1965 in cui vi è riuscito anche il bis con lo scudetto?
"L'anno dopo vincemmo a San Siro contro il Benfica di Eusebio: che notte di pioggia, che campo pesante, che battaglia! Ma vincere davanti ai propri tifosi, che poi scesero dalle tribune ed entrarono in campo per festeggiare assieme a noi, fu una cosa fantastica. Quando si dice, la fine del mondo! Per quegli anni tenevo sempre le stesse scarpe, mi portavano bene: per un giocatore di oggi sarebbe impossibile fare la stessa cosa. La più dura sconfitta di quel grande ciclo contro il Celtic Glasgow, invece, dimostra che essere favoriti non serve. Direi, però, che questa volta si parte con il 50% di possibilità".
Un pronostico per chiudere?
"Ecco, non fatemene fare perché portano rigorosamente sfiga. I giocatori sappiano soltanto che è un onore stare a quel livello: il mondo li guarda. E Milano merita questa gloria. La Milano nerazzurra, certo...".
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