E come lo state facendo con il nuovo tecnico?
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Mkhitaryan: “Inter, cambiare è un bene. Chivu diverso da Inzaghi. Ingiocabili? Penso che…”

"Anche se alcune cose si somigliano, il lavoro che facciamo con Chivu è diverso da quello con Inzaghi. A livello tattico è un gioco un po' più verticale, cerchiamo di finalizzare l'azione il prima possibile, con maggiore aggressività, ma dipende anche dall'avversario: non sempre hai lo spazio. Devi capire quando e come farlo. Si tratta di dettagli, che poi sono quelli che fanno la differenza".
Come si vive nello scoprire la formazione solo a tre ore dal fischio di inizio?
"Non è qualcosa che deve piacere o non piacere: va accettato, basta. Capisco chi preferisca saperlo prima, per prepararsi mentalmente, ma devi essere pronto a prescindere. Anzi, sapere se giocherai solo alla fine ti aiuta a restare sul pezzo. Se invece pensi "tanto non parto titolare", rischi di avere un atteggiamento negativo che danneggia te e la squadra".

Come definirebbe la rivoluzione di Chivu?
"È presto, lavoriamo insieme da pochi mesi, ma mi piace molto la sua cura di ogni dettaglio. È molto meticoloso, dote dei grandi tecnici. Gli allenamenti con lui sono intensi e particolarmente divertenti. Confondono tutti, danno stimoli in più, ma sono anche decisamente duri. Ti tengono sempre concentrato, una sensazione che ti aiuta in campo. In generale, Chivu è stato bravo a farci voltare pagina mentalmente dopo la fine della stagione scorsa: il passato non si cambia, ma il futuro si può scrivere".
Come ammette nella sua bio, nel calcio lei ha cercato sempre una figura paterna: Chivu, però, è poco più grande di lei...
"Ora che ne ho 36 anni, la differenza di età con molti tecnici è minima: con Chivu non ci può essere un rapporto padre/figlio, ma più da amico, o meglio da fratello maggiore. Sempre con rispetto perché lui resta l'allenatore e io il giocatore: il limite esiste, è sacro, non si può valicare".
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