Da molto tempo si parla di un commissario per gli stadi.
«Lo scorso dicembre ho sentito il ministro Abodi dire che a febbraio 2025 sarebbe stato nominato il commissario per gli stadi, per snellire procedure burocratiche e tarantelle come quella di San Siro e non solo. Quasi otto mesi dopo nonostante un impegno costante non ce ne è traccia. Non capisco quali siano le difficoltà. Come hanno dimostrato il ponte Morandi e Milano-Cortina, un commissario permette di fare in poco tempo opere per cui servirebbero anni».
Non la turba l'idea di perdere un monumento come San Siro?
«Tutti abbiamo ricordi, nostalgie. Ma l'unico modo per mantenere la storicità di uno stadio è fare quello nuovo sulla stessa area. Prendete Wembley: è stato abbattuto e ricostruito, ma nessuno dice "sono stato al nuovo Wembley". È sempre lo stadio del mito».
Ma se saranno venduti i diritti del nome non si chiamerà più San Siro.
«Ma no, sarà sempre San Siro. Anche se penso che i naming rights saranno rilevati da un brand italiano molto noto».
Per gli Europei siamo indietro.
«Firenze sarà pronto a breve, poi avremo spero San Siro e Roma. E lo Stadium che anche se ha già 14 anni è concepito come stadio del futuro. Ma se parte Milano, parte tutto il movimento».
La Lega serie A cosa sta facendo per aiutare il processo di modernizzazione degli impianti?
«Ha aiutato le squadre con dei concept di stadi e sta cercando di avviare un servizio di consulenze per agevolare la burocrazia. Poi, mi piacerebbe possa diventare un centro di acquisti: comprare seggiolini, luci attraverso una centrale della Lega può ridurre significativamente i costi. Ma dobbiamo sbrigarci o rischiamo di perdere altro terreno: non solo con la Premier, ma anche con chi ci è dietro ma sta rapidamente crescendo».
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