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Tacchinardi: “Mi sono arrabbiato quando ho visto un giocatore della Juve fare…”

Matteo Pifferi Redattore 
"Credo che Spalletti abbia notato quanto la maglia sia un peso per questo gruppo. Che soffre aspettative e pressioni", dice Tacchinardi

Alessio Tacchinardi è intervenuto ai microfoni di Tuttosport per parlare del momento negativo della Juventus:

«Avevo visto McKennie fare il balletto della “Pantera Rosa”. Divertente, sì. Però anche meno. Mi sono arrabbiato, soprattutto considerando il momento».

Lei ha vissuto un’era diversa.

«Sì, forse è così. La mia era una generazione differente, per una Juventus differente. Uomini e calciatori di un’altra pasta: erano più affamati, più ossessionati. E molto più attaccati alla parola “gruppo”, alla parola “vincere”. Non immagino un Del Piero, un Vialli, un Chiellini fare quelle robe in una situazione simile di classifica, e non solo. Ma è la mia mentalità, sull’impegno di McKennie nessun dubbio».

Spalletti ha detto: «Il silenzio dei giocatori mi evidenzia che anche loro non sono contenti. Mi fa piacere».

«A me Luciano sta piacendo, per gli interventi che fa, per quel che dice. Ma non so se a volte sia meglio restare in silenzio oppure attaccarsi al muro, uno con l’altro. Perché questa squadra dovrebbe essere più arrabbiata, e ritrovare l’ossessione della vittoria. In campo serve più veleno, più fame. Se il silenzio vuol dire che più di così non si poteva fare, allora io sono preoccupato. Vedo Roma e Bologna: hanno più voglia di arrivare all’obiettivo».

Ancora Spalletti: «Dobbiamo tornare a vincere perché lo vogliamo, non perché siamo la Juventus ed è un obbligo». La ritiene una frase juventina?

«Oltre a essere un grande allenatore, è anche un grande psicologo. Credo che Spalletti abbia notato quanto la maglia sia un peso per questo gruppo. Che soffre aspettative e pressioni. E torniamo sempre lì».

Dove?

«La Juventus è esattamente questo: aspettative e pressioni. Perciò vincere. Ma a prescindere dalla sfumatura, credo che tutti ora desiderino una squadra differente. Anche un po’ più sbarazzina, più antipatica, magari nervosetta. Si può vincere o perdere, ma si dia uno spiraglio di luce, una scossa, un cambiamento. Alla Juve, le pressioni, devi anche volerle, oltre ad accettarle. Devi finire per sconfiggerle. E invece la sensazione è che tutto questo pesi sempre di più. Penso a quei giorni così carichi, oggi mi mancano».

Bisogna preoccuparsi del calo di Yildiz?

«Yildiz a me piace sempre. E deve stare comunque in campo. A Firenze si è visto in una strappata di 60 metri, poi ha sbagliato il passaggio, però è questo giocatore qui: super talentuoso. Adesso sembra stanco, non è brillantissimo. Piuttosto, tocca fare un’altra domanda...».

Quale?

«Chiediamoci e cerchiamo di capire il calo generale di tutta la squadra. Quali possano essere stati gli errori, la preparazione cambiata, le eredità del Mondiale per Club: sono tutti fattori. E un fattore sarà di nuovo pure Kenan, di cui la Juventus ha totale bisogno».

Fiducia nella gestione Spalletti.

«Il mister è bravissimo a trovare l’abito giusto a ogni sua squadra. Solo che a Torino deve farlo in corsa, con la classifica che cambia, e tutte le altre che corrono fortissimo. Non è facile, anche perché ha una squadra che sta andando piano, impaurita, poca personalità. E questo è il momento cruciale della stagione, quello in cui serve qualcosa in più dai calciatori».