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Ci ha messo un po', Cristian Chivu, per prendere le misure all'Inter. Un lavoro tutto semplice, considerata la scarsa esperienza alla guida di prime squadre e la pesantissima eredità lasciata da Simone Inzaghi, che in quattro anni alla guida dei nerazzurri ha raggiunto risultati importantissimi. Oggi, dopo un inizio non semplice, il tecnico rumeno sembra aver trovato la chiave giusta per rilanciare il gruppo, fra ripresa dei vecchi concetti e inserimento di alcune novità tecniche, tattiche e di gestione, come scrive La Gazzetta dello Sport.
"Dopo la sconfitta di Torino aveva indicato la strada per raddrizzare la rotta - cinque vittorie di fila prima della sosta - ed era stato realista, non visionario. Gli manca un ultimo sforzo per godersi qualche giorno di riposo spensierato. La sua principale qualità, in questo periodo di assestamento, è stata il buon senso che lo ha soccorso nei giorni più delicati. Partito con l'idea di stravolgere il copione tattico ed emotivo, l'allenatore nuovo e novizio si è reso conto che non avrebbe potuto né dovuto smantellare la squadra di Inzaghi. Ha aggiunto qualcosa in termini di aggressività, è vero. E ha valorizzato qualche volto nuovo, a cominciare da Pio Esposito che è destinato ad emozionare a lungo i tifosi".
"Ma ha soprattutto ricavato il meglio dal nucleo storico: sul recupero di Calhanoglu, che in estate aveva rotto pubblicamente con parte dello spogliatoio, può attribuirsi grandi meriti; Thuram e Lautaro hanno già segnato rispettivamente 5 e 3 gol; Dimarco, giocando 90 minuti come chiedeva ma anche accettando la panchina, e Barella, che sta crescendo di condizione, sembrano rigenerati nello spirito. Adesso serve uno step ulteriore che conduce verso il bene supremo dello sport: la continuità di rendimento, che passa necessariamente dall'equilibrio in campo".
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