Allenare l'Inter comporta delle inevitabile pressioni. Lo sa bene Cristian Chivu, che ha accettato la panchina nerazzurra nonostante la sua esperienza alla guida di prime squadre limitata a 13 apparizioni. Libero difende la scelta della dirigenza interista e promuove il lavoro del tecnico rumeno:

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Chivu traghettatore? Esatto contrario. I 2 motivi per cui fa ridere chiedergli la rivoluzione
"Cristian Chivu non è affatto scemo. E non è nemmeno l'aziendalista che molti credono sia. È semplicemente un allenatore che, con pragmatismo e intelligenza, e dopo aver usato il Mondiale per Club per provare qualcosa di diverso, ha intrapreso quella che ritiene l'unica strada possibile per ottenere risultati: evolvere l'Inter per gradi, non stravolgerla per far valere il proprio grado. Fa sorridere che gli si chieda una rivoluzione immediata senza considerare due fattori evidenti.
Primo, non ha abbastanza materiale per farla; secondo, non avrà mai il tempo per smontare e rimontare una macchina complessa. Era già sulla graticola dopo due sconfitte, lo è - secondo diversi addetti ai lavori -pure dopo le due vittorie consecutive con Ajax e Sassuolo".
"Perché con Chivu, l'apparenza inganna. Inganna che il suo 3-5-2 sia identico a quello del suo predecessore: lo è nella forma, non lo è già più nella sostanza. Chi osserva con attenzione avrà notato un pressing più alto, una costruzione più diretta e una ritrovata vicinanza tra le due punte.
Gli hanno affibbiato l'etichetta di "traghettatore" quando è l'esatto contrario: un allenatore giovane che bisogna far maturare. Con le dovute proporzioni, perché di panchine in A ne aveva di più, è la stessa identica cosa accaduta con Inzaghi. La differenza è che Chivu è un prodotto del vivaio che l'Inter, come ha più volte spiegato Marotta, espone con orgoglio, come quel Pio Esposito che sta facendo giocare con coraggio e che stasera darà vita all'inedito derby in famiglia contro il fratello Sebastiano".
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