"Ma è allora che si è riproposto il problema non nuovo dei cambi. Sulla carta l’Inter ha due squadre abbondanti, come Conte non manca di ricordare ogni volta che può perché anche di mind games è lastricata la via per lo scudetto. Nella realtà, le partite in cui già manca qualche titolare (ieri Calhanoglu e Mkhitaryan) denudano una panchina misteriosamente impoverita. Taremi non è mai stato Lewandowski, ma nel Porto era un centravanti freddo e affidabile, uno che i gol «facili» li segnava a occhi chiusi: ieri ne ha mancati due elementari, primo responsabile della vittoria frustrata. I languori di Frattesi sono noti, ma non è certo l’incursore esangue di ieri a essere il sogno proibito di tutte le concorrenti dell’Inter. E poi Carlos Augusto non aggiunge più granché, Buchanan si palleggia sui piedi, difficile dire se il problema sia Inzaghi che facendoli giocare poco non li porta al ritmo necessario, o se sia il loro calo di qualità a consigliare Inzaghi a farli giocare poco. Uovo o gallina che sia, siamo alla partenza della lunga volata verso gli obiettivi di primavera, e l’Inter ieri ha perso il vantaggio virtuale che aveva sul Napoli. Col recupero di Firenze potrà al massimo raggiungerlo, e la stessa Atalanta — che temeva l’allungo — sospira di sollievo per essere rimasta ben dentro la corsa. A livello di primi undici l’Inter è certamente la più forte. Ma se si allarga l’inquadratura, l’immagine è più sfuocata".
© RIPRODUZIONE RISERVATA



/www.fcinter1908.it/assets/uploads/202507/999cbc080ddf16c8f068dec67d58ddc1.jpg)

