In ritardo
—Se quello di Asllani fosse un caso unico dentro la rosa nerazzurra, allora, bene o male, Inzaghi potrebbe anche essere tranquillo. In verità, però, sono diversi i rincalzi che non stanno rispettando le aspettative. E tra questi ci sono anche gli ultimi arrivati, gli innesti dell’estate scorsa, vale a dire Taremi e Zielinski. Il primo doveva aiutare a non essere dipendenti in attacco dal tandem Lautaro-Thuram. Invece, la situazione è esattamente la stessa dell’anno scorso. L’auspicio era che il gol in Supercoppa potesse sbloccare l’iraniano, mentre contro il Bologna al momento del bisogno Taremi ha mancato due occasioni che avrebbero potuto consegnare i tre punti all’Inter. L’ex Napoli, invece, qualcosa di più ha fatto e dato, ma al di là del match contro la Juventus in cui ha firmato una doppietta su rigore, non è andato oltre il semplice compitino: zero guizzi o invenzioni da parte sua. Vero che si adatta anche a fare il regista, ma in quella posizione resta comunque una soluzione di ripiego.
Da scoprire
—Anche Carlos Augusto non può essere paragonato a Dimarco o a Bastoni, tuttavia nessuno si aspetta che possa sostituirli in tutto o in parte. Ma l’ex Monza è prezioso perché si fa sempre trovare pronto e, senza magari eccellere, offre un rendimento sicuro. Insomma, non può essere certo lui il problema. Diverso, invece, il discorso per Buchanan. Che forse paga anche colpe non sue, nel senso che al di là del grave infortunio della scorsa estate nel suo anno interista ha comunque trovato poco spazio. Tanto che, ad ora, è complicato attribuirgli un effettivo valore. L’idea era che, con la sua abilità nell’uno contro uno potesse diventare un’utile variabile nelle gare bloccate. Solo che di exploit di questo tipo ancora non ne ha avuti.
Differenza
—Insomma, è indicativo che Inzaghi abbia un undici titolare, o meglio un dodici visto che Darmian è un jolly più che affidabile. Sono quelli che esprimono al meglio il suo impianto e che ormai giocano a memoria. Ed è il motivo per cui, pur ricorrendo al turnover, nei momenti più delicati o di difficoltà tende ad andare sul sicuro, riducendo al minimo i cambi. Del resto, quando viene a mancare un elemento importante, il livello inevitabilmente cala: in maniera maggiore o minore, a seconda ovviamente del ricambio. Il discorso vale anche a gara in corso. Solo che le sostituzioni, spesso, sono obbligate. Perché occorre anche preservare i nerazzurri più stanchi, evitando di spremerli e consumarli”, si legge.
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