Napoli-Inter non è ancora finita. Dopo le polemiche durante la gara e post partita per il rigore assegnato e le parole del presidente Marotta, ci ha pensato il tecnico del Napoli Conte a gettare benzina sul fuoco. E l'Inter non ha per nulla gradito le sue parole.

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Furia Inter: club infastidito da Conte. Le parole su Chivu e Marotta e poi quella frase…
"Né le lunghe ore ormai passate dallo psicodramma del Maradona, né la torta preparata ad Appiano per i 45 anni di Cristian Chivu. Anche il giorno dopo niente ha ridato buon umore all’Inter o le ha tolto di dosso quel senso di fastidio con cui i nerazzurri hanno lasciato Napoli sabato sera. Non è ancora andato giù quanto accaduto nel match, il rigore che pure l’Aia ha certificato come abbaglio, ma sono piaciuti ancora meno gli stracci volati nel dopopartita. Nel mirino del club nerazzurro c’è sempre Conte, l’ex al veleno che ha scucito l’ultimo tricolore con il suo Napoli barricadero. È il tecnico che ha fatto ondeggiare il big match a suo piacimento, come fa solo un domatore con il suo lazzo: anche questo è un pregio nel corpo a corpo per il titolo", spiega La Gazzetta dello Sport.
"Se le schermaglie e gli insulti tra Antonio Conte e l’ex pupillo Lautaro sono state declassificate presto nel file “cose di campo”, al contrario l’Inter non intende passare sopra alle successive affermazioni dell’allenatore napoletano, considerate ancora ieri molto gravi, sia nella forma che nel contenuto. Dall’aver tirato in ballo il collega Chivu che, al contrario di tutti, ha scelto la nobile strada del fairplay evitando ogni accenno di polemica, all’aver attaccato direttamente Marotta, «il dirigente che fa l’escalation», tutto è considerato come inopportuno nella sede nerazzurra. Ingiusto, anche alla luce delle dichiarazioni presidenziali sul caso Mariani: «Il rigore del Napoli ha indirizzato la partita, serve chiarezza, Rocchi aveva detto “basta rigorini...”», ha detto Marotta, senza però togliere nulla alla prova di McTominay e compagnia. Quando gli sono state riferite quelle parole, Antonio ha armato il bazooka: «Io non lo avrei permesso da allenatore a un mio dirigente, in questo caso presidente, di intervenire così. Così sminuisce anche il tecnico, io mi sono sempre difeso da solo, non ho bisogno di papà». A dirla tutta, quando esplodeva in tv, pare che Conte fosse convinto che il collega romeno non avrebbe parlato ai media: pensava che avrebbe preso la scena solo il suo ex dirigente, ben conosciuto tra Torino e Milano. L’uomo con cui ha vissuto questa tempestosa storia italiana, fatta di addii e ritorni, brevi idilli e lunghi conflitti".
"Ora ognuno vede nell’altro il nemico numero uno, ma Conte e l’Inter si erano pure reciprocamente amati, anche se per poco e mai davvero fino in fondo, nel biennio complicato 2019-21 azzoppato dal covid. Oltre a vincere con una squadra-carrarmato lo scudetto numero 19, si sono effettivamente poste le basi dei successi futuri. Insomma, i pregi contiani nel percorso di crescita nerazzurra sono riconosciuti per intero al decimo piano di Viale della Liberazione, ma i rapporti tra le parti si sono azzerati da tempo. Un allontanamento inevitabile dopo la separazione burrascosa che ha aperto le porte al quadriennio di Inzaghi. La rottura, definitiva, si è consumata a maggio 2021, quando lo scudetto era in bacheca, ma i conti del club in rosso. Antonio non accettò un presunto ridimensionamento, pensava che i nerazzurri stessero implodendo nella bolla cinese. La separazione consensuale, carica di tensioni e non detti, venne però condita da una buonuscita gigante: al tecnico circa 7 milioni netti. Tra l’ultimo triennio di Suning e il primo di Oaktree la realtà è risultata diversa dalla previsione dell’ex allenatore: la squadra è rimasta competitiva con budget in picchiata e ha trovato finalmente gloria europea con Inzaghi. Nonostante la vertigine della seconda stella di Simone, i risultati in patria nel post-Conte non sono stati invece allo stesso livello. Non è un caso che il tecnico napoletano sabato lo abbia fatto notare furbescamente: «L’Inter è la più forte, poteva vincere di più in questi 4 anni...». Eccola, l’altra frase risultata aspra al palato nerazzurro, in mezzo al resto, anche perché in casa nerazzurra tutti ricordano certe esplosioni dell’ex allenatore: dalla notte della rimonta subita a Dortmund in Champions nel 2019 al pari col Parma in un San Siro deserto nel 2020 (con rigore non dato a Perisic), più volte il Conte interista aveva reclamato alla sua maniera l’urgenza di un intervento dei dirigenti. In pratica, l’esatto contrario della tesi elaborata sabato. Il bello è che nella commedia si scriveranno presto nuovi capitoli: c’è un nuovo scudetto che balla, tutti vogliono afferrarla con qualsiasi mezzo", racconta il quotidiano.
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