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GdS – Inter, ancora Bisseck: terzo fallo da rigore. Ora ha il compito di rialzarsi ancora

GdS – Inter, ancora Bisseck: terzo fallo da rigore. Ora ha il compito di rialzarsi ancora - immagine 1
Il difensore dell'Inter è stato nuovamente protagonista di un fallo di mano che ha causato un rigore. Tocca a lui reagire subito dopo l'errore
Andrea Della Sala Redattore 

Il difensore dell'Inter Yann Bisseck è stato nuovamente protagonista di un fallo di mano che ha causato un rigore. Tocca a lui reagire subito dopo l'errore.

"Una mano tira l’altra, e l’Inter torna sempre al punto di partenza. La questione capitale, semmai, è che la mano è la stessa, galeotta e inopportuna, soprattutto nella propria area di rigore. È evidente quanto pesino su questo 2025 nerazzurro, terminato senza lo straccio di un trofeo, i falli di mano/braccio di Yann Bisseck. È un fattore gigantesco, quanto il deserto che guarda a Riad e da cui proviene il vento che qui, per il secondo anno di fila, soffia in direzione contraria all’Inter. Non serviva quest’altro intervento scriteriato, sul quale non c’era alcun fallo di Castro che incombeva alle spalle, per capire quanto il tedescone abbia evidenti problemi di coordinazione. Tutto si ingigantisce nelle azioni più calde, nei corpo a corpo ravvicinati davanti al proprio portiere, quando la palla pare essere attirata da una misteriosa calamita: il buono che Yann produce in progressione, o perfino in anticipo sul centravanti spalle alla porta, finisce per evaporare di fronte a questi sbagli macroscopici", sottolinea La Gazzetta dello Sport.


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"Il passato è, ormai, tristemente noto alla drammaturgia interista perché, quasi sulla stessa tipologia di azione, i nerazzurri hanno già sacrificato lo scudetto 2024-25, quello messo tra parentesi proprio dagli stessi arti che si muovono scomposti. Nella scorsa stagione, mano alla prima giornata, nel recupero in casa del Genoa, lì dove i nerazzurri di Inzaghi hanno lasciato due punti sanguinosi: allora sembrava quasi un inciampo figlio del caso, un’ingenuità giustificabile, un riflesso condizionato. Il tempo ha mostrato l’opposto perché è arrivato un altro colpo, e che colpo, nel penultimo turno a San Siro con la Lazio, su tiro all’89’ di Castellanos in una azione che è ormai storia della nostra serie A. Il destino qui si accanisce, anche allora ad arbitrare c’era Chiffi, come in quest’altro sciagurato fallo: riannodando i fili, per il povero Yann c’è un triplete in curriculum. Al netto della maniera imbarazzante con cui sono stati calciati i rigori nerazzurri e oltre il secondo tempo dominato con il solito grande spreco di occasioni, c’è ormai un faro puntato su Bisseck. Ieri, oggi e domani".

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"E ora? Aveva detto di volere i Mondiali con la sua Germania e per questo non sembrava interessato dalle sirene del mercato che, a intervalli regolari, arrivano pure alle sue orecchie: per Bisseck, al momento, pare esistere solo l’Inter, anche a costo di sdoppiarsi. In stagione ha fatto pure il centrale, l’uomo d’ordine della difesa, ma poi è tornato nella posizione di centro-destra in cui dovrebbe sentirsi a suo agio. Ieri, per una volta, non aveva accanto Akanji, ma un De Vrij sorprendentemente positivo e, a differenza del compagno, dotato di calma olimpica: l’olandese è stato freddo pure nell’azione del rigore, giusto prima della rete definitiva di Immobile. A Bisseck ora il compito di rialzarsi una volta ancora, e non sarà facile visto il continuo viaggio sulle montagne russe in questa stagione: l’aveva iniziato con un errore nel gol dell’Udinese, nella prima delle sette sconfitte di stagione. In quella occasione era indietreggiato senza un perché, facendo l’esatto contrario di quanto inciso nel manuale del perfetto difensore, ed era finito per portarsi il nemico, il friulano Atta, in casa. Da quel momento, poi, sono arrivate sei panchine consecutive in Serie A e un ruolo sempre più periferico, prima di riemergere lentamente. Il caso vuole che, giusto prima di volare verso la capitale saudita, era stato proprio lui a segnare un gol decisivo in casa del Genoa. Insomma, il bene è tutto davanti e quasi mai dietro, non il massimo per uno che fa quel ruolo lì", aggiunge Gazzetta.