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"Continuità sì, ma sempre con un pizzico di novità. E’ questa l’Inter di Chivu, che procede nel solco lasciato da Inzaghi, ma introducendo un poi alla volta qualche “accessorio” inedito o diverso. Vale anche per il turn-over". E' questo l'aspetto su cui si sofferma oggi il Corriere dello Sport nell'analizzare la gestione di Cristian Chivu in questi suoi primi mesi all'Inter, paragonandola a quella di Simone Inzaghi. Si legge sul quotidiano: "Con l’inizio della Champions, e quindi con il calendario che ha cominciato ad essere intasato di impegni, anche il tecnico rumeno ha dato il via alle rotazioni.
Simone aveva fatto lo stesso in particolare nelle ultime due stagioni, ma soprattutto nella prima metà, riducendo, invece, i cambiamenti nella seconda. L’allenatore piacentino aveva scelto in particolare la Champions per dare spazio a seconde linee e rincalzi. L’esempio migliore in questo senso era stato Taremi, quasi sempre titolare in Europa, nella prima fase. E lo stesso Frattesi era tra i più impiegati fuori dalla Serie A. Almeno per il momento, Chivu non sta seguendo questa linea. Nonostante il calendario di Champions, per le prime 4 gare, riservi gli avversari, sulla carta, più agevole. La sensazione, insomma, è che il tecnico di Resita non abbia sposato il turn-over sistematico e programmato, divenuto invece una sorta di marchio di fabbrica per Inzaghi, attentissimo a bilanciare forze e risorse, anche in funzione degli impegni successivi.
Da questo punto di vista, l’ex-allenatore del Parma ha un metodo completamente diverso. Che gli permette, peraltro, di tenere tutti i suoi giocatori sulla corda. Gli allenamenti, infatti, anche quello della vigilia, non danno mai chiare indicazioni sui titolari dell’indomani, che, infatti, vengono comunicati alla squadra solo qualche ora prima del fischio d’inizio. Vero che, giusto venerdì scorso, Chivu ha ammesso di avere in mente la formazione che avrebbe affrontato la Cremonese da una settimana. Ma il lavoro settimanale, la condizione fisica e pure mentale hanno comunque l’ultima parola. Del resto, uno dei principi di Chivu è proprio la meritocrazia. Significa che va in campo chi merita. Mantenendo, comunque, la sensibilità di non far sentire escluso o emarginato nessuno".
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