"È il primo derby senza Ornella Vanoni. Lei che cantava un’altra Milano, quella della mala. La Milano che stava a San Vittur a ciapa i bott. Lontana anni luce da quella da bere dei rampanti anni Ottanta. Era il 1961: quell’anno i due derby li vinse entrambi l’Inter, giusto per la cabala. Era già la squadra di Helenio Herrera. Era un’altra Milano. Il bosco verticale non era nemmeno immaginabile, così come la futuristica piazza Gae Aulenti. È cambiato tutto, ovviamente. Anche calcisticamente. Le proprietà non parlano più italiano. Inter e Milan rientrano nei ricchi portafogli di società statunitensi di cui ben poco si sa. Tra poco anche lo stadio cambierà. Milano smantellerà San Siro che già così è l’impianto più bello della Serie A. Del resto non si è per caso la città più europea d’Italia".

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CdS – Allegri, il principe dei bistrattati. La punta di diamante dell’Inter è dietro

Così Massimiliano Gallo sul Corriere racconta questo 'nuovissimo' derby di Milano nel quale si affrontano le due squadre che nel frattempo sono diventate proprietarie dello storico e leggendario stadio di Milano. È lo stadio che ha fatto da sfondo alla storia di Milan e Inter, sette Champions vinte la prima, tre la seconda ed è un derby da scudetto se si guarda alla classifica cortissima: tutte là. Inter a 24 punti con Bologna (che ha vinto a Udinese) e la Roma (che gioca contro la Cremonese oggi) davanti il Napoli a 25 che ha battuto ieri sera l'Atalanta di Palladino. Il Milan può tentare il sorpasso ai nerazzurri, è a 22 punti. Con una vittoria Allegri raggiungerebbe Conte e si vedrà se intanto Gasperini e i suoi avranno raggiunto intanto il primo scalino del podio.
"L’Inter è la squadra più forte. La più quadrata. La più esperta. La più omogenea. Per questo, direbbero gli esperti dei derby, è sfavorita. Perché il derby è e sarà sempre una partita diversa. Una vittoria cambierebbe la stagione di entrambe, nel bene e nel male. È il motivo per cui il pareggio resta sempre il risultato più probabile", spiega il giornale sportivo.

Sul Milan il giornalista del Corriere dello Sport spiega:"Allegri il principe dei bistrattati del nostro football. Un fuoriclasse della panchina trattato come un umarell. Di questi tempi, va così. In pochi mesi, in un ambiente societario che definire dispersivo e poco compatto è un complimento, il livornese indisponente ha trasformato quella che sembrava un’Armata Brancaleone in una squadra. Che lui fa ruotare attorno a pochi perni: innanzitutto Modric il fuoriclasse senza età. Poi, Maignan, Rabiot, Pulisic e Leao...".
E se il Milan sta tornando protagonisti dopo la scorsa stagione con due allenatori diversi in panchina, l'Inter è sempre lì da tempo. Le vittorie potevano essere di più, ma ha sempre lottato e anche nelle difficoltà è rimasta attaccata a sogni interessanti come due Champions."La punta di diamante ce l’ha dietro la scrivania. È Beppe Marotta il numero uno dei dirigenti del calcio italiano. Che anche quando si ritrova in difficoltà, estrae il coniglio dal cilindro. Lo fece con Inzaghi nel complicato post-Conte. Si è ripetuto quando il travaglio è stato dovuto all’addio di Simone. Aveva scelto Fabregas, forse sottovalutando la forza persuasiva del Como. Ma poi ha saputo puntare su Chivu vero volto nuovo tra gli allenatori di Serie A", scrive il quotidiano sportivo.

E Chivuha spiegato ieri che "si può sporcare qualche giocata, ma non intende rinunciare a una porzione di sana ingenuità. Un moderato che sarebbe piaciuto tanto ai democristiani di un tempo: non alza mai la voce, senza per questo essere arrendevole. Come successo a Napoli: subito dopo la sfuriata arbitrale del suo presidente (Marotta), disse che nel calcio italiano ci si lamenta troppo. Tutto si può dire se sai come dirlo e con quale tono. È una caratteristica delle persone intelligenti", si legge ancora.
(Fonte: Corriere dello Sport)
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