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Inter, gruppo in missione: ora doppio obiettivo. Democrazia Inzaghi: ecco dov’è il segreto

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Il tecnico è riuscito a creare un gruppo unito e a dare spazio a tutti andando avanti in tutte le competizioni e ora arriva il bello
Andrea Della Sala Redattore 

Per portare avanti tutti gli obiettivi fino alla fine bisogna avere un grande gruppo. Non solo a livello di qualità, ma una squadra che sia un tutt'uno. Merito di Inzaghi che ha saputo creare una vera squadra.

"Insieme. Come due anni fa, nella tesa conferenza stampa prima della trasferta di Porto (dopo la sconfitta a La Spezia), Simone Inzaghi ha rispolverato la parola magica anche quest’anno, dopo le tre sconfitte consecutive (Bologna, Milan, Roma) che in una settimana hanno fatto sbandare l’Inter nella volata scudetto, un attimo prima della semifinale di Champions con il Barcellona. La parola è semplice, ma complessa da applicare, perché è come un contenitore vuoto che va riempito di significati. E Inzaghi sa come farlo, perché l’Inter vista domenica a Torino, concentrata, euforica e leggera di testa, assomiglia molto a quella della cavalcata verso Istanbul e a quella della seconda stella: un gruppo in missione che non sente la fatica e nel quale, con il gol di Zalewski a Torino, tutti sono andati a rete. Una missione che adesso, inaspettatamente, raddoppia, perché il pari del Napoli ha riacceso la corsa scudetto. Anche se contro la Lazio Inzaghi dovrà fare ancora a meno di Lautaro, Mkhitaryan, Pavard e Frattesi e deve dosare Dimarco, Dumfries e Thuram. Ma i riservisti visti a Torino, compreso Taremi, una forma atletica accettabile dopo la pubalgia, ci sono. E vogliono partecipare alla possibile rimonta scudetto", sottolinea il Corriere della Sera.


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La democrazia inzaghiana nelle ultime settimane ha fermato il Bayern con primo gol stagionale di Pavard e poi il Barcellona con la scarpa bucata di Acerbi, altro difensore anche in questo caso al primo squillo. Zalewski, col suo tiro a giro e con la sua partita frizzante sulla trequarti, ha chiuso un cerchio nel quale tutti sono coinvolti e nessuno è lasciato indietro, neanche Frattesi che a gennaio aveva la valigia pronta e ha deciso la sfida di Monaco e quella di San Siro coi catalani.

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"La questione è dominata dall’empatia di fondo che Inzaghi sa creare e gestire, come un ex calciatore che non ha mai dimenticato le esigenze (e i doveri) di un gruppo. Ma il fatto che tutti i 21 giocatori di movimento siano andati a segno (19 in A, più Acerbi e Pavard in Champions) è anche la riprova dell’abbondanza di una rosa che ha dovuto giocare un torneo extra (14 partite di Champions, finale esclusa) e soprattutto della varietà del gioco nerazzurro.. Stretto fra capacità verbali di Conte e le critiche di Capello a cui invia una frecciata ogni volta («Sottolineo il nostro percorso anche se a qualcuno non piace che lo faccia...»), forse il segreto dell’Inter è lo stesso motivo per cui il suo riconoscimento non è ancora completo: il basso profilo di Inzaghi, che esalta i giocatori con un calcio complesso e totale, ma con saggezza aspetta il raccolto. «Insieme» nel bene o nel male. Come le squadre in missione", chiude il Corriere.