"Inzaghi, unico ad avere un avversario diretto che non partecipa alle Coppe, deve giocoforza guardare in casa sua, perché se il sogno è la Champions, il campionato resta l'obiettivo. E viaggiare sul doppio binario con la rosa più vecchia in circolazione (record stagionale contro la Stella Rossa: 31 anni di media) non è così semplice. All'Inter serve sangue freddo, per evitare che si insinui l'idea di una possibile stagione da zero titoli, ma anche sangue fresco.
E il mercato estivo finora ha contribuito troppo poco con i due parametri zero Taremi e Zielinski e ancora meno con il secondo portiere Martinez e Palacios, finito al Monza. Da lunedì almeno torna Zalewski, già utile nel derby. Resta il fatto che dall'ottavo di Coppa Italia contro l'Udinese (20 dicembre) Inzaghi ha rallentato le rotazioni, anche a causa degli infortuni, soprattutto in difesa".
"Qui si torna alla casella di partenza: né i più giovani né i più anziani riescono a fare tre grandi partite in 7-8 giorni, non a caso Inzaghi nei giorni scorsi aveva dato segnali eloquenti di nervosismo a causa dell'agenda intasata. E il risultato è che Mkhitaryan è annebbiato, Dimarco febbricitante a Firenze va gestito, Dumfries deve rifiatare. E anche uno dei più freschi come Frattesi non ha mai la bussola per dare la direzione giusta al gioco di una squadra che a volte si dimostra troppo lenta nelle ripartenze avversarie. E anche nelle proprie.
L'attacco poi è un capitolo a sé e dà tutto il senso al romanzo di una stagione: Lautaro è rinato a gennaio, Thuram ha segnato un gol nelle ultime nove ma sta facendo una stagione migliore di quella già eccellente dello scorso anno. Però giocare su più fronti senza ricambi all'altezza — Taremi, Arnautovic e Correa lo sono stati molto raramente — non è possibile".
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