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Le differenze tra la squadra di Inzaghi e quella di Chivu ci sono e si vedono. Avanti con il 3-5-2 ma cambia l'interpretazione anche a gara in corso. La squadra cerca di tenere il gioco ma capisce i momenti e sa anche difendersi e tenere il risultato.
"Non esiste più una sola Inter, un unico 3-5-2 scolpito nella pietra, un codice millenario e immutabile. In questo nuovo tempo di Cristian Chivu si parte dal vecchio modulo, il più adatto alle caratteristiche e alle abitudini dell’equipaggio, ma si può interpretare la gara in maniera differente in base agli eventi. Non è poco ripensando ai dogmi del passato. Si sta costruendo una squadra assai evoluta e, per questo, capace di adattarsi agli eventi, caratteristica necessaria per l’autosopravvivenza. Al tecnico romeno piace l’aggettivo “dominante”, lo mastica in conferenza stampa e lo ripete anche nel segreto di Appiano perché è così che immagina la sua Inter, ma non può girare sempre così: ci sono momenti di una stagione o di una partita in cui sono gli altri a dominare", spiega La Gazzetta dello Sport.
"Non c’è niente di offensivo, è la vita e il fútbol , l’importante è essere capaci di navigare sia nella tempesta che sotto al sole. Sabato sera, nel secondo tempo dell’Olimpico, si sono così addensate nubi romane cariche di pioggia tutte sopra la testa dell’Inter, ma la squadra di Chivu è riuscita a scamparla. Ha semplicemente capito il momento, ha stretto le spalle. Si è adattata, appunto, e ha difeso con antica applicazione mourinhana. È servita un po’ di fortuna mista ad errori altrui, ma la concentrazione di tutti è stata massima. Niente blackout, nessuna traccia della vecchia presunzione, ma lucidità, come in certi interventi di Acerbi e nelle chiusure superbe di Akanji. Va bene il gioco aggressivo e offensivo, il calcio in smoking ma, se serve, bisogna anche saper indossare una tuta blu", sottolinea il quotidiano.
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