Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex Milan Suso ha parlato così del derby in programma domenica sera.

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Suso: “Vi racconto quando l’Inter mi voleva e perché ho detto no. Parlai anche con…”
Quel derby di 9 anni fa resta la partita della vita?
«Sì, il Milan è la mia squadra in cui sono stato più felice. Era il mio primo derby da titolare e l’atmosfera era speciale. E poi avevo fatto quella promessa…».
“Se segno una doppietta, torno a casa a piedi”. Mai mantenuta?
«No, l‘Inter pareggiò nel recupero, ci sarei andato solo se avessimo vinto…».
Curiosità: giocando un derby davanti a 70mila persone si prova paura?
«No, paura no, è una sensazione di felicità perché fai parte di qualcosa che hai visto in tv da bambino. Sei orgoglioso di esserci arrivato».
Mai avuto contatti diretti con l’Inter per andare a giocare da loro?
«Lo ricordo perfettamente. Io potevo liberarmi con il pagamento di una clausola e l’Inter voleva pagarla. Spalletti mi chiamò e gli parlai al cellulare. Il fatto che l’Inter mi volesse era un orgoglio ma io ero del Milan. Ho detto di no: non sarebbe stato giusto, per quello che avevo vissuto a Milano».
Con il Milan però finì maluccio…
«C’è stato un periodo non bello come risultati. Il Milan aveva preso Pioli e a dicembre 2019 perdemmo 5-0 contro l’Atalanta. Pioli poco dopo mi tolse dalla formazione e io pensai che non volesse farmi sentire importante. Cominciai a non giocare e la squadra vinceva, il calcio a volte va così. Ho sentito che fosse il momento migliore per chiudere».
E il Milan di oggi?
«Mi piace. Quando guardo una partita di A, guardo il Milan. Lotterà per lo scudetto, come l’Inter. Allegri, che si giochi bene o male, è un allenatore fantastico».
E questo derby?
«Impossibile fare ragionamenti. Un derby è diverso da tutto, se anche fosse prima contro ultima sarebbe impossibile sapere come andrà. Comanda l’adrenalina».
C’è qualcuno che si fa ancora sentire?
«Leao mi ha appena mandato un messaggio. Ai tempi era molto giovane, timido, un ragazzo molto buono. Con quelle gambe lunghe, in allenamento, non lo prendeva nessuno. Ora può fare quello che vuole, ha tutto per essere uno dei migliori. Il problema è che nel calcio oggi ci sono giocatori molto più fisici, di corsa. Lui ha il fisico ma la gente si aspetta tanto».
Resta un grande argomento: Gattuso.
«Io penso che sia l’uomo giusto per l’Italia: tatticamente è bravo, gestisce molto bene il gruppo e ha carisma. Per me è la persona perfetta».
Dovendo scegliere un allenatore tra i tanti avuti in carriera?
«A Montella devo tutto. Mi ha detto “rimani qui e faremo grandi cose”. Poi Gattuso, era come se fosse non dico un amico, ma una persona che capisce tutto in spogliatoio. Luis Enrique, che è il numero 1 per tattica e modo di vedere le partite. E Lopetegui perché con lui ho vinto un’Europa League».
Viene in mente una frase. Intervista della Gazzetta a Suso del 2018: “Non farò mai l’allenatore”. Confermato?
«No, ho cambiato un po’ idea. Penso che non sarei un cattivo allenatore, anche se è un lavoro difficile: gli allenatori lavorano tutto il giorno. Mi piacciono le squadre che costruiscono dal basso, è stata la mia cultura. Sarei un po’ alla Fabregas, che per me diventerà molto bravo».
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