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Esposito: “Gol con l’Inter? Un missile da Lukaku! Era tutto facile, ora ho capito che…”

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Parla Sebastiano Esposito: "Ho fatto un settore giovanile che in pochi fanno. A 10 anni tornei all'estero, cose strepitose per un ragazzino"

Fabio Alampi

Sebastiano Esposito, attaccante classe 2002 di proprietà dell'Inter attualmente in prestito al Venezia, si è raccontato ai microfoni de "La Giovane Italia", in onda su Sky Sport: "Sono ancora molto incosciente, faccio delle cose e magari dopo averle fatte ci penso. Questo può essere un difetto ma anche un pregio: in campo sicuramente sarà un pregio fare le cose senza paura e senza pensarci due volte, fuori dal campo può essere un difetto perchè bisogna pensare prima di fare le cose!

All'Inter ho avuto D'Ambrosio, che già conoscevo perchè aveva giocato alla Juve Stabia, e mio padre lo aveva allenato: mi ha preso come se fossi suo fratello minore, è stato un "condottiero" per me, dovrò sempre ringraziarlo.

Il gol contro il Genoa? Dico la verità: quando sono andato a calciare il rigore, prima avevo chiesto a Lukaku se potevo. Anche se ero il più piccolo in Primavera andavo sempre a calciare io, d'istinto sono andato vicino alla palla, poi ho visto questo "bestione" che l'aveva presa... Allora sono andato lì e gli ho detto: "Dai Rom, per favore, fammi calciare!". Lui ci ha pensato un attimo, ha sentito la Curva che diceva "Seba, Seba, Seba!", si è girato e mi ha tirato un missile nello stomaco, mi ha dato la palla e ho calciato. La verità è che, se dovessi calciarlo adesso, avrei 10 volte la paura che avevo prima. Non realizzo ancora oggi di aver fatto gol!

Da lì sono iniziate tutte le pressioni del mondo: anche da lì il rendimento è calato sempre, la strada ha cominciato a farsi in salita, fino a lì era stato tutto bello, tutto rose e fiori, veniva tutto facile. Ora, a distanza di un anno e qualche mese, dico che quest'anno mi è servito per crescere e per farmi capire che non tutto è bello. Sono stato fortunato e bravo a sfruttare tutte le occasioni che ho avuto, in altre occasioni avrei potuto fare di più, ma adesso bisogna andare avanti.

Posso dire che quell'inizio con l'Inter è stata anche un po' una sfortuna: quando sei lì, dopo è difficile fare meglio, è sempre peggio, in qualsiasi squadra vai e qualsiasi cosa fai. Spero di ritornarci.

Quando noi giovani veniamo sgridati tendiamo a prenderla sul personale, a dire "Questo ce l'ha con me, ce l'hanno tutti con me". Invece, se qualcosa viene detto in maniera più carina, impari più in fretta.

Ho fatto un settore giovanile che in pochi fanno e tutti sognano: già a 10 anni andavo a fare tornei all'estero, cose strepitose per un ragazzino di quell'età. All'Inter è tutta un'altra cosa, posso solo ringraziare. Avendo fatto troppe cose e molto in fretta ho pochi amici nella vita. Quando servi sei un fenomeno, quando non servi più ti danno un calcio nel sedere. La cosa più brutta è che un giorno ti fanno sentire un fenomeno, quello dopo non sai più palleggiare: per questo un calciatore, in particolare un giovane, deve avere una forza mentale fuori dal normale, una persona qualunque non riuscirebbe ad andare avanti.

Io sono stato fortunato, avevo un campo da calcio sotto casa mia: mi piace tornare lì, anche se ora il campo non è nelle migliori condizioni. Giocavo scalzo, dappertutto: spero che un giorno possa tornare com'era prima. Faccio una promessa: se un giorno dovessi essere riuscito a fare carriera, metterò a posto quel campo".

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