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GdS – Inter, il peccato originale è il mercato estivo. Via gli epurati, ma Conte voleva Vidal e Dzeko

La Gazzetta dello sport analizza il momento dell'Inter dopo il pareggio col Sassuolo e le scelte estive fatte dalla società

Andrea Della Sala

Al termine della sfida col Sassuolo, terminata 3-3, c'era grande delusione in casa Inter. La squadra di Conte aveva ripreso bene dopo il lockdown e sperava di rimanere aggrappata alla vetta. Il pareggio ha allontanato i nerazzurri dalla Juve e sono iniziate le critiche per una stagione che non ha appagato le aspettative.

"In casi come questo, in cui la pancia prende il sopravvento, sono consigliabili misura ed equilibrio. Diciamolo: se Ospina non avesse miracolato il Napoli e se Gagliardini non avesse miracolato il Sassuolo sul 2-1, ora staremmo celebrando un’Inter uscita a razzo dal lockdown, unica con tre vittorie su tre, protagonista di partite a lungo dominate, in corsa per tre traguardi e in piena rimonta scudetto dopo lo scivolone della Lazio a Bergamo. Il calcio è il paradiso delle sliding-door. Però non si spiega tutto con gli episodi. L’Inter paga anche degli errori propri, delle colpe. E Conte pure", si legge su La Gazzetta dello Sport.

"Il peccato originale è il mercato estivo. Non potendo accertare le varie responsabilità, Conte si è attenuto alla relazione aziendale e, per evitare di ritrovarsi lo spogliatoio intossicato, a rischio di mele marce, ha accettato le epurazioni eccellenti. Il guaio è che, per ragioni varie, non ha ricevuto in cambio ciò che si aspettava: Vidal e Dzeko, che avrebbe dovuto far coppia con Lukaku. In attacco Conte si è arrangiato con la formazione e la conseguente esplosione di Lautaro. A centrocampo invece gli è sempre mancato l’incursore di gamba e di gol, l’interno di grande fisicità che avrebbe completato il reparto. Più in generale, la coperta in mediana, anche solo quantitativamente, è sempre stata drammaticamente corta. Una lacuna assurda per un club dallo spessore e dai traguardi dell’Inter che ha sfregiato tutta la stagione nerazzurra.

Infortuni come quelli di Sensi hanno solamente esasperato un’emergenza che era strutturale. Anche in attacco si è sentita la mancanza di una prima punta di ruolo in grado di far rifiatare la LuLa che alla lunga, infatti, è calata per sfinimento. Se mezze partite gloriose, come a Barcellona o Dortmund, fossero arrivate in porto grazie ad alternative all’altezza e se fosse arrivata la qualificazione agli ottavi di Champions, la giovane Inter di Conte, in costruzione e reduce da stagioni traumatiche, sarebbe cresciuta in convinzione e autostima. Invece ha conservato una fragilità di fondo perché non aveva leader che la guidassero nelle difficoltà", aggiunge il quotidiano.

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