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Lukaku: “Non mi faccio mettere i piedi in testa da Ibra. Lautaro e Barella…”

Le parole del gigante nerazzurro nel corso della lunga intervista concessa al Corriere della Sera

Daniele Vitiello

Molto interessante l'intervista concessa da Romelu Lukaku, protagonista principale dello scudetto nerazzurro, ai microfoni del Corriere della Sera. Il belga si è soffermato, tra le altre cose, sul suo rapporto con il tifo nerazzurro. Questo un secondo stralcio delle sue dichiarazioni: «Da quando sono atterrato, il primo giorno, mi sono sentito bene qui. L’amore dei tifosi l’ho percepito subito: è stato l’inizio di una bella storia. Mi sono detto: “Devo fare tutto il possibile per far vincere questo club”. Sono stati anni difficili per l’Inter, non c’era un trofeo da tempo. Sento questo titolo ancora di più, volevo stare con la gente».

La festa è stata criticata, 30 mila tifosi per le strade con la pandemia. Ha esagerato Milano? C’è stato un errore?

«La gente voleva festeggiare, ho capito l’emozione dei tifosi, ma siamo in una situazione difficile. Possiamo fare qualcosa anche domani, ma in sicurezza, il quadro generale è delicato. Vogliamo essere tutti uniti, però se facciamo le cose per bene si tornerà alla normalità prima».

Ha avuto momenti di paura in questo anno di pandemia?

«La priorità è proteggere mia madre e mio padre. La mia vita è Appiano-casa-Appiano, esco molto poco. Le persone a me vicine sono le più importanti, non posso metterle a rischio. Resto a casa, mi concentro sul calcio. È stato difficile a livello mentale. Il calcio mi ha aiutato a trovare un alto livello di concentrazione. Cerco di vedere il positivo anche nel negativo».

Lei è l’idolo dei tifosi, soprattutto dei bambini: sente la responsabilità?

«Mio figlio Romelu ha 2 anni. Vedo come si comporta quando gioco, è uno stimolo per me. Spero sempre che il mio comportamento in campo e l’uomo che sono possa motivare e ispirare i bambini a giocare a calcio. Sono uno semplice. Ho un po’ di talento, ma mi alleno forte per essere dove sono: il lavoro e l’educazione ricevuta mi hanno aiutato tanto».

La sua infanzia è stata difficile, lei ha raccontato la sua povertà, di quando mamma allungava il latte con l’acqua. Si porta dentro quella fame?

«Ho ancora le cicatrici di quel periodo nella mia testa. Quando vivo momenti difficili, la mia mente torna a quei tempi: è come una sveglia. Poi ho la carica giusta per spaccare tutto. L’infanzia dura mi ha dato l’energia e la voglia di essere qualcuno. Il calcio è la mia passione, gioco anche per aiutare la mia famiglia, per non dover più metterla nella condizione di chiedere qualcosa a qualcuno. È dura dover andare a prendere il pane al supermercato e chiedere di poter pagare la settimana dopo. Volevo mettere in sicurezza i miei e aiutare gli altri».

Il rapporto con mamma Adolphine è molto stretto. Nel derby la lite con Ibrahimovic scoppiò proprio per una frase su sua madre. Lei reagì e perse le staffe.

«Perdevamo 1-0, avevo sbagliato un gol, ero un po’ arrabbiato. Le sue parole mi hanno colpito. Non sono contento di aver reagito così, però non sono uno che si fa mettere i piedi in testa. Sono umile e tranquillo, sono un vincente e mi batto alla morte per i compagni e per la vittoria».

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Che giudizio ha di Ibra, tecnico e umano?

«Un gran giocatore, ha vinto ovunque è passato, ha segnato più di 500 gol. Uomo? Fino al Manchester un buon rapporto. Abbiamo bisogno di giocatori di questo livello in serie A. Lui vuole vincere per sé, io per l’Inter, Ronaldo per la Juve, ora c’è Mou alla Roma: sono tutte buone cose per l’Italia. Il livello si alza, speriamo vinca ancora l’Inter».

La coppia Lukaku-Lautaro è la più forte d’Europa?

«Non dobbiamo dimenticare Lewandowski e Muller. Noi abbiamo iniziato un bel percorso, dobbiamo continuare. Stiamo bene entrambi, in campo e nella vita, ma è l’inizio del viaggio».

Capitolo Champions League. Quanto ha pesato non passare i gironi e quale obiettivo si pone per la prossima?

«Uscire nel girone è stata una grande delusione: in quel gruppo saremmo dovuti passare. Il Real Madrid è forte, ma eravamo meglio delle altre due, abbiamo sbagliato. È difficile giocare contro l’Inter: noi gol lo facciamo sempre. Se una squadra deve attaccarci fa fatica. Possiamo difendere per 90 minuti: se decidiamo di non prendere gol gli altri non riescono a farcelo, non c’è verso. L’anno prossimo dobbiamo superare il girone, poi può succedere di tutto».

Tra un po’ iniziano gli Europei, il Belgio parte tra le favorite. L’Italia come la vede?

«Gli azzurri sono forti, li ho visti giocare tre-quattro volte. Bella rosa, Mancini è un bravo allenatore: sono tra i favoriti».

Ha scommesso con Barella su chi arriverà più avanti?

«No, non volevo rischiare».

Siete molto amici però?

«Ho bisogno di Nicolò mi dà energia: si nutre dell’energia dei suoi compagni».

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