Il problema principale dell’Inter va ben oltre la sconfitta di ieri. Perdere a Torino è purtroppo quasi consuetudine: è capitato, salvo rare eccezioni, anche nelle stagioni più fortunate. La vera differenza rispetto al passato è nel timore, che presto potrebbe assumere le sembianze della ragionevole certezza, che quello di ieri non sia un mero incidente di percorso. Aspetti positivi ce ne sono stati, è giusto sottolinearlo, ma purtroppo offuscati e vanificati da un grande bug di sistema che riguarda la tenuta mentale. Questa squadra sembra non riuscire più a tenere la concentrazione a un livello accettabile per l’intera durata di una gara.

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Inter, c’è un problema più grave della sconfitta di ieri. Ora Chivu ha un nuovo dubbio
Talvolta si eccede nella presunzione, fino a specchiarsi in giocate prive di concretezza. Altre volte, invece, il pizzico di sufficienza che accompagna alcune scelte finisce per rovinare il sapore di un’intera serata. Proprio come accaduto ieri, in una gara che porta con sé un significato che non va spiegato. Il riproporsi di tali amnesie anche contro la Juventus fa capire quanto possa essere difficile l’impresa di arrivarne a capo da parte di Cristian Chivu. Che però continua a provarci: con bastone, nello spogliatoio, e una buona dose di carota davanti ai microfoni.
In panchina si era perso il momento di leggerezza di Marcus Thuram che sorrideva al fratello poco dopo il 4-3, con la maglia davanti alla bocca nel tentativo - malriuscito - di nascondere il gesto. L’Inter non ha perso per quello, ma il siparietto probabilmente più di ogni altra riflessione fotografa le cause della sconfitta e del momento che sta attraversando lo spogliatoio. L’allenatore proseguirà nella sua missione di rigenerare stimoli ed energie nervose del gruppo, pur consapevole che non sarà l’unico esame da superare. A livello tattico bisognerà trovare accorgimenti per dare equilibrio, senza rinunciare alla ricerca più frequente della verticalità e ai momenti in cui chiederà ai suoi di aggredire in avanti.
Cambierà ancora qualcosa anche nella fase di palleggio. Limitando, ad esempio, la costruzione dal basso. Ciò potrebbe agevolare anche l’avvicendamento tra i pali. Sommer per quanto bene aveva fatto fino a poche settimane fa, merita quantomeno il beneficio del dubbio sul fatto che sia trattata di una giornata negativa e non dell’inizio di un calo di rendimento. Occhio, però. Alcuni addetti ai lavori anche all’interno dell’Inter giurano: per giocatori avanti con l’età il rischio è che sia repentino, netto e non graduale. Come un blackout.
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