Ivan Zazzaroni è intervenuto su Instagram per parlare della vittoria del Bologna, ai calci di rigore, nella semifinale di Supercoppa contro l'Inter:

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Zazzaroni: “Bologna-Inter? Secondo tempo un delirio. Rigori? Cucci testimone: io…”
«Posso venire a vedere il Bologna da te al giornale?». Italo Cucci, il mio maestro, un padre, e non esagero, quante volte l’ho ripetuto, me l’ha addirittura domandato. Da poco mi chiama direttore, io continuo a dargli del lei dopo 45 anni di lavoro, viaggi, titoli, amicizia e rispetto. Che è reciproco. Mai uno scazzo tra noi.
Ottantasei anni, in ottima forma, era a Roma per un appuntamento e s’è presentato in redazione alle 19 e 30, ha rivisto il suo giornale di piazza Indipendenza e poi s’è soffermato un po’ con i colleghi, attentissimi, raccontando di vita, passione, quotidiani e Pantelleria, la sua casa. A dieci alle 20 mi ha chiesto di cambiare canale. Italia uno. Ci siamo seduti uno di fianco all’altro, l’ultima volta insieme davanti alla tv per il calcio era stata forse trentacinque anni fa.
Il nostro Bologna. L’enorme familiarità ha cancellato il senso del tempo. Solo dopo la fine della partita mi sono reso conto di aver vissuto un momento speciale, raro e indimenticabile in compagnia di una persona della mia vita. Settanta secondi ed eravamo già sotto. Cazzo, no! Ma il Bologna si è subito ripreso, ci ha provato con coraggio ed è arrivato il rigore. Aspettando la decisione di Chiffi siamo invecchiati di un anno e un po’, il tempo che l’arbitro ha impiegato per concludere che Bisseck il pallone l’aveva effettivamente toccato col braccio.
Buon primo tempo, ma sì. Il secondo è stato un delirio: l’ha giocato soltanto l’Inter e se non ci fosse stato Fede Ravaglia, da settimane baciato dalla grazia divina, il Bologna oggi sarebbe già a Casteldebole. I rigori. Benedetti. Li ho anticipati tutti, lui testimone. Quando ho visto che il quinto e decisivo toccava a Ciruzzo ho pregato che fosse proprio lui a regalare l’ennesima finale a Italiano. Così è stato. Ho urlato. A un incontro breve ma felice che ha finito per disegnare una mappa del non detto più esauriente ed emozionante di tante avventure. "Sembravate due bambini al Circo" il commento divertito di un collega".
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