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Gds – Conceicao, i segreti dell’esperienza all’Inter: chi lo ha conosciuto dice che…

Gds – Conceicao, i segreti dell’esperienza all’Inter: chi lo ha conosciuto dice che… - immagine 1
Il portoghese, da giocatore, era più taciturno e introverso che amicone. Decisamente più taciturno. Tendente al solitari
Marco Astori Redattore 

Oggi Sergio Conceicao si troverà ancora di fronte l'Inter: secondo derby nel giro di un mese da quando è al Milan oltre che alle gare di Champions League contro il Porto. Ma l'esperienza in nerazzurro del portoghese non rispose alle aspettative, come sottolinea La Gazzetta dello Sport: "Chi lo ha conosciuto e osservato da vicino racconta per esempio che sì, scherzava e socializzava, ma - diciamo così - senza esagerare. Le risate andavano avanti fino a un certo punto, fino a una certa soglia che poi non veniva oltrepassata. Più taciturno e introverso che amicone, insomma. Decisamente più taciturno. Tendente al solitario. Un po' carattere - spiega chi condivideva la Pinetina con lui -, un po' a causa del contesto non ideale. L'Inter in quel periodo aveva delle difficoltà, a cui Sergio non sfuggì in termini personali.

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In altre parole: era arrivato come un giocatore che doveva portare soluzioni ma si era ritrovato a fare una fatica evidentemente non preventivata. Uno scenario che lo irritava parecchio. A volte faceva fatica proprio a superare l'uomo, che era poi il suo biglietto da visita, e non riuscire a esprimersi al massimo - raccontano - finiva col condizionare anche la sua relazione con gli altri. Si sentiva probabilmente in difetto e questo ebbe una ricaduta sui rapporti interpersonali all'interno dello spogliatoio. Altri aspetti? Alcuni entrano nella sfera più personale come la religione, per esempio: Sergio portava nello spogliatoio una serie di icone alle quali si rivolgeva in preghiera prima delle partite.


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Tutti comunque concordano sui suoi tratti principali: una persona lineare, attenta e scrupolosa, molto professionale. Rigida sul lavoro, che si informava molto sulle ragioni e sulla genesi di allenamenti ed esercitazioni. Uno che aveva voglio di misurarsi col contesto in cui lavorava. Abitava in zona San Siro e aveva rapporto molto buono con Zanetti. Si vedeva che aveva personalità - ricordano -, ma non si era imposto come leader, non era un trascinatore. E strettamente legato alla famiglia. Niente nottate, insomma, nessuna segnalazione in questo senso. Le volte in cui si irritava, si trattava sempre di qualcosa legato alla sua privacy. Ora, al Milan, si irrita per ben altri motivi. Ma questa è un'altra storia".