Giovanni Fabbian, giovane centrocampista classe 2003 di proprietà dell'Inter in prestito alla Reggina, ha concesso un'intervista ai microfoni di Tuttosport. Queste le sue parole: «Sono un giocatore a cui piace molto inserirsi senza palla e attaccare la porta avversaria per segnare. Liberare gli spazi e buttarsi dentro è quello che richiede anche il mister. Posso migliorare sotto molti punti di vista, nella costruzione del gioco e a livello tecnico. Sono giovane e ho tanta strada da percorrere».
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Fabbian: “Sogno di tornare all’Inter. Pippo Inzaghi? Simile a Chivu perché…”
C’è un gol più importante degli altri?
—«Spero che tutte le reti siglate lo siano. Il più bello però è stato il primo tra i professionisti, quest’anno al Sudtirol: ho provato un’emozione indescrivibile, segnando sotto la nostra curva, è stato un momento magico».
Si aspettava di avere un impatto così determinante in Serie B?
—«Sicuramente ha sorpreso un po’ tutti. Io ho sempre creduto in me stesso, ma c’è molta differenza tra giocare in Primavera e con i grandi, a livello fisico e di velocità di gioco. Non era scontato fare bene, ma io ho sempre lavorato duro, superando momenti difficili e cercando di farmi trovare pronto».
Perché ha scelto la Reggina?
—«Il progetto mi interessava parecchio, era arrivato un presidente nuovo, con ambizioni interessanti: ho detto subito di sì».
Come va con Filippo Inzaghi?
—«Mi trovo molto bene con lui. Io cerco sempre di mettermi a disposizione al 100%, come era successo con gli altri allenatori. Di seguire le direttive e dare il massimo».
Domenica la sfida col Brescia.
—«Dobbiamo essere concentrati e cercare di applicare in campo quanto sviluppato negli allenamenti. Speriamo di imporre il nostro gioco e di portare a casa il risultato».
Nel turno infrasettimanale il match clou col Frosinone.
—«Pensiamo prima al Brescia. Poi, quando giocheremo in casa contro i ciocari, faremo di tutto per vincere. Ci sarà sicuramente molto pubblico a supportarci».
State andando oltre le aspettative?
—«L’idea è di fare bene e di dare il massimo, solo così potremmo ottenere grandi risultati».
Chi è il suo idolo?
—«Ibrahimovic, per agonismo e cattiveria calcistica. Mentre il centrocampista a cui mi ispiro è Toni Kroos, anche se non abbiamo proprio le stesse caratteristiche».
Cosa le ha insegnato Chivu?
—«Sono stato tre anni con lui, dall’Under 17 sino alla vittoria dello scudetto in Primavera. Abbiamo condiviso molti momenti positivi, posso solo essere contento di essere stato allenato da Chivu. La cosa che accomuna il mister rumeno a Pippo Inzaghi è che entrambi chiedono sempre il massimo, allenamento dopo allenamento».
Eravate una squadra fortissima.
—«Tutti i miei compagni sono molto bravi, altrimenti non avremmo vinto il campionato».
Casadei è emigrato in Inghilterra.
—«Deve essere una bella esperienza. Ti misuri con realtà diverse, a cui non sei abituato proprio come persona. È una sfida anche con te stesso. In futuro non chiudo le porte a nulla».
Si dice sempre che in Italia non si dia spazio ai giovani.
—«Da noi c’è un modo diverso di gestire i ragazzi. Non sono mai stato all’estero, però mi sembra che fuori vengano sfornati più calciatori. Ma questo non significa che in Italia non ci siano giovani forti».
Meglio essere protagonista in B, che comprimario in A.
—«Per un giovane la cosa più importante è giocare. Se un ragazzo gioca, riesce ad esprimersi, a migliorare e a superare le difficoltà che incontrerà».
Nel suo immaginario c’è l’idea di essere titolare in un grande club come l’Inter e puntare a vincere magari anche la Champions?
—«Quello è il mio sogno, quello per cui lavoro ogni giorno: ambire al massimo del livello, ossia arrivare nei grandi campionati europei e vincere il più possibile».
Se le dicessi che il sogno a breve termine è salire in A con la Reggina e poi diventare un punto fermo dell’Inter per ambire a grandi titoli, sbaglierei?
—«Sarebbe la cosa più bella che possa accadere».
Cosa passa tra sogno e obiettivo?
—«L’allenamento quotidiano e il presente. Per arrivare devo mettere il 100% di me stesso, senza mollare. Le cose vanno guadagnate, ma si può».
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