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Hojlund, l’Inter solo sfiorata e la sliding door che fa felici Bonny ed Esposito

Hojlund, l’Inter solo sfiorata e la sliding door che fa felici Bonny ed Esposito - immagine 1
L'attaccante danese, oggi in forza al Napoli, in estate è stato a lungo inseguito dalla dirigenza nerazzurra
Fabio Alampi Redattore 

C'è stato un momento, questa estate, in cui pareva imminente il trasferimento di Rasmus Hojlund all'Inter. Tutti i tasselli del puzzle erano al posto giusto: un giocatore desideroso di cambiare aria dopo due stagioni difficili a Manchester, un club intenzionato a rinforzare e ringiovanire il proprio reparto avanzato (i nerazzurri), un altro che non chiudeva alla cessione (lo United). Un interesse dichiarato apertamente dalla dirigenza interista, ma alla fine non se ne fece più nulla, con il danese che ha dovuto aspettare fino al primo settembre per lasciare l'Inghilterra.

Hojlund, l’Inter solo sfiorata e la sliding door che fa felici Bonny ed Esposito- immagine 2

La trattativa sfumata

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Hojlund era stato individuato dall'Inter come l'elemento ideale per il proprio attacco: giovane (classe 2003), con esperienza europea ad alti livelli, con un trascorso in Serie A e, fattore da non sottovalutare, in rotta con il suo club. Un'occasione che i vertici nerazzurri hanno subito fiutato, con Marotta e Ausilio che si sono espressi pubblicamente sulla trattativa. Dopo alcune settimane di corteggiamento, tuttavia, la squadra mercato interista ha deciso di virare su altri nomi per vari motivi, tecnici ma anche economici: l'investimento su Bonny limitava i margini di manovra, e durante il Mondiale per Club Pio Esposito ha dato segnali confortanti, meritandosi la conferma. Un cambio di strategia che, inevitabilmente, ha finito per favorire l'ex Parma e l'ex Spezia.

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La sliding door

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Una vera e propria sliding door di mercato che ha cambiato le sorti di Bonny ed Esposito. Perchè è evidente che la presenza in rosa di uno come Hojlund avrebbe tolto spazio agli altri due, relegandoli a un ruolo più marginale (nel caso del francese) o addirittura impedendone la riconferma (nel caso del prodotto del vivaio nerazzurro): il danese, seppur coetaneo di Bonny (entrambi classe 2003) e poco più grande di Esposito (classe 2005), ai nastri di partenza sarebbe partito con uno status superiore, conquistato nel corso della ancor brevissima carriera. Senza di lui, invece, il numero 14 e il 94 dell'Inter sono partiti gerarchicamente come terze punte alle spalle dei titolari Lautaro e Thuram, e in questa prima parte di stagione sono già scesi in campo regolarmente, dimostrando di poter dire la loro.