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Gosens: “Voglio restare all’Inter. Dimarco mi ha insegnato ad amarla. Finora…”

Eva A. Provenzano

Oltre ad essere un calciatore, il tedesco si è laureato in psicologia e dall'intervista rilasciata a La Repubblica dimostra una personalità fuori dal comune

Robin Gosens, l'Inter e la laurea in psicologia. Franco Vanni ha intervistato il calciatore tedesco dell'Inter per il quotidiano La Repubblica. E si è soffermato proprio sulla sua laurea con una tesi sulla resilienza: «Ho confrontato le capacità di reagire alle difficoltà fra atleti professionisti e chi si allena per hobby», ha spiegato l'interista.

«Dopo il calcio - ha aggiunto l'esterno - voglio aprire uno studio come psicologo e vorrei collaborare con i club per aiutare chi soffre di problemi mentali. Il mio momento più duro da calciatore è stato quando mi sono infortunato per la seconda volta con l'Atalanta proprio mentre stavo rientrando. Il momento più bello invece all'Europeo del 2021, contro il Portogallo abbiamo vinto e io ho segnato un gol e fatto due assist».

Quando gli è stato chiesto del modo di allenarsi all'Atalanta e quello all'Inter ha detto: «A Zingonia c'è più attenzione alla preparazione individuale e al lavoro in palestra. Inzaghi cura di più il lavoro collettivo e la compattezza di squadra. Ma le performance dei giocatori sono simili».

Sull'Inter

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«Dove possiamo arrivare? Abbiamo qualità per vincere ma ci è mancata la continuità. Ne siamo consapevoli, ne parliamo e ci incazziamo. Adesso arriva un mese importante, ci giochiamo la stagione in nove gare e dobbiamo vincerle tutte. Se battessimo il Benfica spero di incontrare il Milan. Un'emozione incredibile quando ho giocato il derby, c'è pressione, tifo e tensione, immagina in una semifinale di Champions, ciao...».

 «Per noi più difficile con le piccole? Ci sono tanti fattori che spiegano questa cosa, attenzione movimenti e approccio. E poi dopo certe vittorie non riusciamo a resettare e a livello inconscio pensiamo che se abbiamo battuto il Barcellona non possiamo perdere con lo Spezia. Ed è un errore perché non esistono gare semplici. Se abbiamo perso motivazioni per colpa del Napoli? C'è da giocarsi la Champions. Potrebbe essere stata anche la pausa per il Mondiale, non c'è stato tanto tempo di liberare la testa».

Gosens uomo

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Del suo rapporto con i social l'interista ha detto: «Su Linkedin racconto chi sono. Su Instagram non metto foto di mio figlio perché è piccolo per autorizzarmi a mettere le sue foto. E mi sento responsabile per chi mi segue: non voglio offrire ai ragazzini immagini di un mondo fatto di lusso. Io non sono cambiato, sono rimasto il ragazzo di Emmerich sul Reno. Avevo pubblicato una storia su Instagram in cui ero in piscina con amici. Poi ho letto articoli sulla siccità in Europa e ho pensato che fosse poco rispettosa per gli agricoltori, così ho pensato di cancellarla. È una sensibilità che mi è venuta anche lavorando con la mia fondazione. Aiuto i bimbi migranti che arrivano in Germania dopo le loro esperienze difficili e organizziamo per loro incontri ed attività».

E il futuro all'Inter

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«In futuro per me c'è solo l'Inter. Nessuno mi ha mai regalato nulla in carriera, ma il trasferimento alla Pinetina l'ho vissuto come un dono. È una delle squadre più grandi al mondo, voglio dimostrare di meritarla. Finora non sono stato il calciatore che l'Inter pensava di aver comprato e l'ho detto ai dirigenti. Avevo sottovalutato quanto gli infortuni potessero incidere sul mio gioco che è molto fisico. Ora mi sento bene e voglio far vedere chi sono davvero. Dimarco? Abbiamo un bel rapporto con Dimash, mi ha aiutato fin dall'arrivo a Milano. È cresciuto nell'Inter e mi ha insegnato ad amarla. Vederlo giocare benissimo è uno stimolo. Ed è uno stimolo per lui quando gioco bene: la concorrenza fa bene. Riprendermi la Nazionale? Se gioco bene con l'Inter viene di conseguenza. Brehme mi ha chiamato quando ho firmato: mi ha augurato di continuare la storia vincente dei tedeschi in nerazzurro. Sono qui per questo».

(Fonte: La Repubblica)