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Inter, Darmian: “City? Ci davano per spacciati, ci ha formati: ora ce la giochiamo con tutti”

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Matteo Darmian, esterno dell'Inter, è intervenuto ai microfoni di "Frog Talks", podcast di Inter TV con Andrea Ranocchia. Le sue parole
Marco Astori Redattore 

Matteo Darmian, esterno dell'Inter, è intervenuto ai microfoni di "Frog Talks", podcast di Inter TV con Andrea Ranocchia. Le sue parole partendo dall'esperienza al Manchester United: "Mi sono trovato bene in Inghilterra, è stato un grande passo per me da Torino in una realtà così grande: è stato molto costruttivo. Parlavo l'inglese a livello scolastico, ho fatto quattro lezioni e poi ho mollato un po' con gli impegni. Però ora mi faccio capire. La vita è stata un po' più difficile, fuori dal campo è diverso: io ero da solo con mia moglie e ci siamo adattati bene. Van Gaal era bravo, fissato con le regole: noi andavamo a pranzo ad una determinata ora e un tavolo alla volta si alzava per andare a prendere da mangiare.

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E' una persona molto attenta alle regole, bravo anche in campo. Poi è arrivato Mourinho, ho fatto due anni e mezzo con lui. La pressione? E' vero che rappresentavo un club storico e importante, però la pressione non è così forte come può esserlo in Italia. E da una parte è positivo: ci sono sempre le due facce della medaglia perché da un lato sei più sereno ma poi si arriva magari all'eccesso e la pressione può servirti.


Da parte mia ho sempre creduto in me stesso e nelle mie qualità: sono il primo a dire di non essere uno che cattura l'occhio del tifoso per una giocata particolare, ma cerco sempre di fare la cosa giusta nel momento giusto e di dare tutto. Questo spero e penso che sia apprezzato. Da piccolino io giocavo a centrocampo, poi mi hanno spostato in fascia: non so se è stat all'impostazione che mi ha permesso di poter giocare in più ruoli, ma un po' è stata la mia fortuna.

Amici veri nel calcio? Pochi: col fatto che sono andato all'estero ho conosciuto più persone e culture ma quelli con cui ti senti e hai un rapporto vero sono pochi. All'Inter ho più rapporto con Dimarco, Barella e Bastoni: siamo un bel gruppo e penso questa cosa si percepisca all'esterno.

Post-carriera? Ho ancora qualche anno, spero di sparare le ultime cartucce fatte bene (ride, ndr). Onestamente non ci ho pensato ancora, mi piacerebbe restare nel mondo del calcio: non so cosa, ad oggi dico non l'allenatore perché hai troppo stress e troppe pressioni. L'allenatore fa la stessa nostra vita ma peggio: ad oggi ti dico di no quello. Farò qualche corso e poi vedrò cosa mi piacerà fare.

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L'allenatore che mi ha dato più di tutti? Sono stati tutti importanti, sembra una cosa da dire ma è la verità: c'è chi ti dà qualcosa in più sotto il profilo tattico, chi tecnico. Sceglierne uno non è facile però il salto l'ho fatto con Ventura: io venivo da Palermo e lui mi ha dato tante cose che anche oggi mi servono quotidianamente. Poi anche Conte, sia in Nazionale che all'Inter.

I nuovi arrivati? Sono tutti bravi ragazzi, si sono messi a disposizione: hanno voglia di imparare e questa è la cosa principale. Bisseck per me è bravo, ha una grande prospettiva e grandi margini: ha già dimostrato di poterci stare benissimo in questa squadra e lavora bene in settimana. Venire da un'altra cultura non è mai facile ma si è ambientato bene e può fare molto bene. E' fondamentale avere un gruppo solido e al di là delle parole l'atteggiamento che uno ha è quello che gli altri possono vedere maggiormente.

Secondo me questi due anni sono stati importanti: abbiamo continuato a vincere trofei ma le sconfitte sono state formative. Parlo anche della finale di Champions: in campionato abbiamo avuto tanti alti e bassi perdendo 12 partite, ma siamo cresciuti tanto in consapevolezza e non vogliamo far succedere gli errori del passato. Col City tutti ci davano spacciati ma eravamo convinti di poter far bene: e fondamentalmente è quello che è successo. Possiamo giocarcela con tutti.

I tifosi? Potevo capire lo scetticismo, io mi sono rimesso in gioco andando a Parma perché volevo giocare, cosa che non facevo a Manchester. Poi è venuto tutto di conseguenza con il lavoro".

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