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Pirlo: “Conte il migliore, se perde diventa un demonio. L’Inter lotterà fino alla fine, Lautaro…”

L'ex centrocampista di Inter e Milan ha parlato del derby di domenica sera e della grande stima nei confronti di tutti

Andrea Della Sala

Domenica sera Inter e Milan si sfideranno a San Siro in una gara che non ha classifica, fondamentale sia per la squadra di Conte che per quella di Pioli. Intervistato da La Gazzetta dello Sport, il doppio ex Andrea Pirlo ha parlato delle due squadre milanesi:

Inter-Milan, nerazzurri a +19, è una partita senza storia?

«No, semmai fa storia a sé perché il distacco si annulla. Vedo meglio l’Inter ma entrambe sanno che è una partita che può cambiare la stagione, incide non solo sulla classifica ma sull’autostima».

Ibra è l’ultimo arrivato: può ancora essere decisivo?

«Si, è fondamentale. Alza il livello di attenzione del gruppo, è un perfezionista esigente in tutto e vuole che per gli altri sia lo stesso, lo so per esperienza diretta. I compagni avranno una tensione enorme ad allenarsi con lui, è uno che te la fa sentire. E’ vero che appende al muro, urla, si incavola: così ne ho conosciuti pochi. E in campo, magari non come prima, fa ancora la differenza».

Conte all’Inter l’ha stupita?

«Per niente perché lo conosco troppo bene. Immaginavo l’Inter a questo livello, lotterà per lo scudetto fino all’ultimo. Ti porta a dare il meglio sempre, più di quello che pensi di avere o che hai davvero. E’ malato di vittoria, se perde non gli si può parlare, diventa un demonio».

Lui da solo ha ridotto la distanza con la Juve?

«Soprattutto lui. Poi la società ha speso bene per giocatori in linea con le idee dell’allenatore. Un club serio fa il resto. La Juve di oggi è troppo più forte perché ha qualità in tutti i singoli, è stata costruita mettendo insieme un giocatore più bravo dell’altro. Ma l’Inter sono certo ci proverà fino alla fine».

Eriksen può dare un’ulteriore spinta?

«Ottimo giocatore, alza il livello. Gli serve solo tempo per inserirsi perché arriva da un campionato troppo diverso».

Il centrocampo Inter si regge anche sulla qualità di Barella e Sensi. Hanno un futuro garantito?

«Sono due bravi giocatori, arrivano da piccole squadre ma hanno dimostrato di avere personalità nel salto in una big».

Un passato che Conte sottolineò dopo la sconfitta in Champions contro il Borussia Dortmund: «A parte Godin qui nessuno ha vinto niente. A chi dobbiamo chiedere qualcosa in più? A Barella che arriva dal Cagliari? A Sensi, acquistato dal Sassuolo?». Non fa arrabbiare?

«No perché dice semplicemente la verità. E prima, in ogni caso, te la dice in faccia».

Impressionato da Lukaku e Lautaro?

«Da Lautaro sì. Bravo l’anno scorso, ma oggi è un altro giocatore. Ha fatto un’evoluzione totale, è più consapevole e anche in questo caso Conte gli avrà dato tanto. Recupera, aiuta la squadra. Lui e Lukaku giocano vicini, come vuole Antonio. L’assenza di Lautaro si sentirà».

Che rinforzi serviranno alle due squadra per centrare in futuro i rispettivi obiettivi?

«Al Milan mancano pezzi un po’ ovunque. All’Inter serve qualcosa sugli esterni, magari potrà inserire in difesa un altro giovane come Bastoni, uno che sicuramente diventerà un campione».

Il futuro dirà anche che Tonali è il suo erede?

«No. Fortissimo ma diverso da me nel gioco. Ha tutto del campione ma è più una mezzala o un centrale in un centrocampo a due. Può già giocare in una grandissima squadra, è il migliore di questo campionato».

Giudizi da prossimo allenatore. Sa da dove partirà?

«Ho già parlato con qualcuno, da luglio comincio. Ho grandissima voglia di iniziare un percorso nuovo e totalmente diverso. Credo di poter diventare un buon insegnante di calcio, di poter trasmettere le mie idee. Ho la mia personalità, mi sono sempre fatto sentire e capire. Giocare bene aiuta ad arrivare al risultato. E se non vinco, mi inc…».

Ha preso spunto da Conte?

«E’ per lui che ho iniziato a pensare di fare l’allenatore. E’ il più bravo che ho avuto, ogni giorno ci faceva vedere 40-50 minuti di video. Mi dicevo che potevo e volevo farlo anche io. Mettersi a studiare è stato altrettanto fondamentale».

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