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Zhang, c’è poco da ridere: sentito Ranocchia? Inter vecchia: serve rivoluzione che…

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L'editoriale di Alfio Musmarra per Fcinter1908: l'Inter è una squadra vecchia, con 11 contratti in scadenza. Serve una rivoluzione completa

Alfio Musmarra

Con 11 giocatori in scadenza, nella più pura teoria l’Inter ha la possibilità di attuare una vera e propria rivoluzione, svecchiando un organico la cui età media sfiora i 29 anni, mettendola di fatto in un primato che sarebbe stato meglio evitare.

Ovvio che tutto ciò sia figlio di logiche economiche anche forzate. Se non hai soldi da spendere ti rivolgi al mercato dei parametri zero, salvo ovviamente alcune eccezioni. Ma alla lunga la carta d’identità rischia di diventare un grosso problema in un sistema calcio sempre più denso di impegni.

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E non è un caso che nell’ultimo periodo l’Inter abbia mostrato segnali evidenti di stanchezza con giocatori sulle gambe forse anche dovuto ad un mancato turnover adeguato. Il mese di aprile con 9 gare, molte delle quali da dentro o fuori segneranno il passo in una stagione che è entrata nel vivo. Sarà importante recuperare un minimo di energie. Anche se con la sosta per le nazionali sarà un problema razionalizzarle e recuperarle per un finale di stagione incandescente.

Tornando al tema iniziale, tutto però dipenderà dal budget che la proprietà metterà a disposizione di Marotta e Ausilio. Perché dopo due anni in cui la proprietà ha di fatto incassato senza immettere un centesimo, servirebbe un'inversione di rotta per ridare fiato ad un organico in debito di ossigeno. E tutto ciò ad oggi non è dato sapere.

In questi giorni è passata in cavalleria un’intervista di Ranocchia a Tuttomercatoweb, dove c’è un passaggio piuttosto allarmante:

"Quando ci confrontammo la società non conosceva ancora il budget a disposizione, non aveva ancora programmato il futuro... Per me a metà giugno arriva l'opportunità del Monza e dico sì".

Inter Marotta Ausilio

Cioè a metà giugno Marotta e Ausilio non erano a conoscenza del budget mercato. Ma ci rendiamo conto?

Difficile pensare che si possano fare grandi cose senza una programmazione adeguata, che passa necessariamente dalla proprietà. E se non ci sarà un cambio le cose saranno destinate a peggiorare.

E mi torna in mente la battuta infelice di Steven Zhang, che a Natale chiese di lasciare agli ospiti della festa i famosi 5 euro da mettere a disposizione di Ausilio per il mercato. C’è poco da ridere.

Il processo di depauperamento della rosa è stato inesorabile e proseguendo in questa direzione sarà un’agonia neppure troppo lenta per i tifosi. Hai voglia a parlare di competitività ogni volta, la realtà che si va ad affrontare è ben altra.

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In quest’ottica a questo punto è meglio parlar chiaro ai tifosi, ripartire con giovani di prospettiva, magari meno conosciuti con ingaggi alla portata ma di qualità. E con un allenatore con idee e carattere che li sappia far crescere ma finiamola di parlare di scudetto o Champions League. Perché per stare ai vertici serve un mercato che l’Inter da due anni a questa parte non può più permettersi, salvo sempre scenari ad oggi imponderabili.

Nel prossimo mese ci si gioca la stagione con 9 partite tra cui Champions e Coppa Italia. Dobbiamo recuperare gli infortunati e ritrovare brillantezza e magari imprevedibilità.

Quella che manca a Inzaghi, che contro la Juventus per la seconda volta si fa mettere in tasca da Allegri che gli mette una punta sapendo che il suo collega non cambia mai impostazione. Giocare a 5 contro il solo Vlahovic, l’ombra di se stesso, e lasciare il centrocampo ai bianconeri è stato un suicidio tattico tradotto in una prestazione onestamente deficitaria.

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E il cambio di modulo è stato tardivo: è parso più una scelta dettata dalla disperazione che un accorgimento per contrastare e sorprendere gli avversari. Su questo Inzaghi ha ancora molto da imparare, perché resta un bravissimo allenatore, ma a cui serve esperienza ma soprattutto coraggio.

Perché per allenare ad alti livelli serve qualcosa in più, al netto ovviamente di un episodio macroscopico che però non deve trasformarsi in alibi.

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