editoriale

IL PODIO DI GALLIANI

“Il Milan non va mai sotto il terzo posto, lo dimostra il fatto che – negli ultimi cinque anni – è sempre salito sul podio. Quando è andata male, ci siamo piazzati al terzo posto. Le altre, come Inter e Juve, quando sono andate...

Sabine Bertagna

"Il Milan non va mai sotto il terzo posto, lo dimostra il fatto che - negli ultimi cinque anni - è sempre salito sul podio. Quando è andata male, ci siamo piazzati al terzo posto. Le altre, come Inter e Juve, quando sono andate male, non sono nemmeno arrivate al podio." 5 anni di podio ed uno scudetto. E' questo il bottino per il quale Adriano Galliani sarebbe entusiasta e per il quale avrebbe sollecitato i tifosi rossoneri ad alzare orgogliosamente le creste. Il club più titulato al mondo ha un grandissimo pregio. Non solo riesce a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, annullando le zone di delusione e i risultati non all'altezza, ma finisce regolarmente per comunicare i concetti positivi all'esterno. Il fatto incredibile è che questi vengano recepiti esattamente come trasmessi. Affascinante.

Chissà come avrebbe sponsorizzato il Triplete, se solo la sua squadra lo avesse vinto. Immaginiamo patch trionfali pronte a trascinarsi nel tempo da qui all'eternità. Sia Inter che Juventus hanno comunque vinto più del Milan in questi ultimi 5 anni (2 scudetti a testa e CL ai nerazzurri), eppure per Galliani il podio è quello che conta. In termini di qualificazioni Champions è sicuramente comprensibile, in termine di titoli il ricordo di essere saliti sul podio lascia decisamente il tempo che trova. Ma oltre al podio ci sono altri mille motivi di giubilo. Per esempio i punti fatti nel girone di ritorno (peccato esista anche quello di andata), superiori anche a quelli realizzati dai bianconeri. E poi il fatto che si tratti di un Milan giovane (innegabile), a tratti giovanissimo. Il Milan snocciola con oliata abilità i suoi punti fermi e scoraggia chiunque a chiedere spiegazione in merito a quelli deboli. Il Faraone? Ha scelto il Milan. Poli? Sempre tifato i colori rossoneri. E' una litania antica, ma che funziona ancora.

Per comprendere esattamente il significato di comunicazione efficace bisogna quindi studiare il caso di via Turati, che in questo campo rappresenta un'eccellenza. Qualche veloce esempio e capirete di che cosa stiamo parlando. Prendete HachimMastour. Sapete tutti di chi stiamo parlando. E' un ragazzino di 15 anni, preso dal Milan l'anno scorso per una cifra irripetibile (Mastour giocava nella Reggiana ed è stato seguito per anni dall'Inter) e messo a giocare con gli Allievi di Inzaghi, invece che con i suoi coetanei nella categoria dei Giovanissimi. Grosse aspettative, tante telecamere, spot e attività promozionale a iosa. Lo conoscono tutti. Dai giornalisti di Sky a quelli della carta stampata. Ora, provate a chiedere agli stessi giornalisti se hanno idea di chi sia Justice Opoku. Chi, vi diranno? Coetaneo di Mastour, gioca nei Giovanissimi dell'Inter e prima della rottura del crociato che gli è costata la stagione (infortunio subito a febbraio) aveva segnato 20 gol. Eppure non lo conosce nessuno. Non è abitudine (per fortuna) del nostro settore giovanile buttare in pasto al circo mediatico un ragazzino di 15 anni che dovrebbe pensare solo a giocare. Mastour, pur avendo chiuso una stagione tutt'altro che positiva (tra infortuni e difficoltà, rimbalzato tra Allievi e Giovanissimi), è stato testimonial per la Nike nella prova del nuovo pallone di Serie A. Anche in questo caso i rossoneri hanno trovato il modo per cancellare la stagione negativa. Se qualcosa non va, si cambia argomento. Semplicemente.

C'è un fatto ancora più eclatante che ci riporta al podio tanto amato di Galliani. Parliamo sempre di settore giovanile. Nella scorsa stagione la solita comunicazione efficace aveva pubblicizzato l'attività del settore giovanile rossonero (indimenticabile l'articolo sulla Gazzetta che parlava della cantera Milan e che come testimonial aveva scelto El Shaarawy e Balotelli, nessuno dei due cresciuto nel vivaio rossonero) e l'unione di intenti con la prima squadra. Il messaggio era stampato su tutti i giornali, ma il contenuto quale era esattamente? I buoni propositi? Anche per i Centri tecnici nel 2012 si era fatto un gran parlare. Nessuno aveva fatto notare che l'Inter giovanile è l'unica società ad avere Centri di formazione dal 2009. E per quanto riguarda i podi qui i fatti parlano da soli. Anzi, urlano. Il settore giovanile nerazzurro ha raggiunto 20 finali negli ultimi 7 anni, delle quali 12 trasformate in trionfi. Numeri, non desideri. Ma avete invece una pallida idea dell'ultimo anno in cui la Primavera del Milan ha vinto lo scudetto? No? Non lo avete mai sentito chiedere in una conferenza all'ad rossonero, così fiero del suo progetto giovani? Potete tentare. Se dovesse glissare, ve lo diciamo noi. Tanti di voi (compresa la sottoscritta) non erano nemmeno nati. L'ultimo campionato vinto dalla Primavera del Milan risale infatti alla lontanissima stagione 1964/65. E in tutti questi anni questo semplice dato di fatto non l'ho letto da nessuna parte. Il podio, giustamente, regala più soddisfazioni.

Twitter @SBertagna