editoriale

In Mancio veritas

L’Inter è andata a prendersi i tre punti a Udine. Il risultato è un risultato prezioso, ottenuto in trasferta contro una squadra che storicamente (per i nerazzurri) è una squadra tignosa. L’Inter parte decisa e la sensazione che...

Sabine Bertagna

L'Inter è andata a prendersi i tre punti a Udine. Il risultato è un risultato prezioso, ottenuto in trasferta contro una squadra che storicamente (per i nerazzurri) è una squadra tignosa. L'Inter parte decisa e la sensazione che aleggia è che il gol non si farà attendere molto. Ci prova Hernanes, ci prova Icardi. L'Udinese rimane in dieci per l'espulsione di Domizzi ma il risultato non si sblocca. Bisogna entrare nel vivo del secondo tempo per vedere le scintille. Kovacic viene atterrato da Danilo in area, Rocchi indica il dischetto del rigore. E da qui in poi è tutta un'altra storia.

Un rigore può decidere il destino di una partita. Indirizzarlo. Piegarlo al suo volere. Tutto questo è successo anche a Udine, ma non nella misura in cui uno si aspetterebbe. Perché l'Inter non è una squadra normale e se c'è un lontanissimo rischio di banalizzare qualcosa, lei si ribella. E fa di testa sua. Icardi quindi va sul dischetto, tira il rigore e non sbaglia. Ma le proteste dei giocatori friulani e la disapprovazione dei tifosi nei confronti della decisione arbitrale trasformano un rigore, che a velocità normale sembrava molto dubbio ma che poi effettivamente non lo era, in una concessione benevola. Quasi un favore. E se al posto dell'Inter mille altre squadre avrebbero scosso le spalle facendosi forti del vantaggio, martedì sera è successo proprio il contrario. Quasi il tempo di ribaltare l'azione e Di Natale sigla la rete del pareggio. Un pareggio ottenuto con la rabbia di chi pensa di essere stato defraudato di qualcosa. In dieci uomini.

Dieci uomini che poi diventano nove per l'espulsione di Badu. L'Inter continua a creare azioni pericolose finché è proprio Lukas Podolski, entrato al posto di Guarin, a scrivere il vantaggio con una gran rete. Aperta parentesi. Non si può non essere particolarmente felici per la rete di Poldi, al centro di tante (troppe) chiacchiere sul suo essere più un turista che un giocatore di calcio. Il gol è la dimostrazione che, nonostante l'Inter sia solo una parentesi che terminerà in estate (Mancini lo ha confermato nel post partita), la professionalità non è mai mancata. I vecchietti milanesi della bocciofila saranno d'accordo. Chiusa parentesi. 

Il panico inizia a serpeggiare nell'ultima frazione di gioco. L'Udinese sembra giocare in undici uomini, tiene testa all'Inter, cerca disperatamente di pareggiare. E l'atteggiamento dei nerazzurri, in particolar modo di 4-5 giocatori, fa arrabbiare tantissimo Roberto Mancini. Già. Il Mancio si presenta davanti alle telecamere e la sua faccia dice che non è per nulla soddisfatto. La sua squadra ha rischiato di compromettere una vittoria meritata. I tre punti non offuscano la capacità di fare analisi in maniera lucida. Rischi così vanno evitati se si vuole tornare a manovrare il proprio destino. E' quello a cui pensa Mancini. L'Europa è inspiegabilmente vicina. Tra frenate e sorpassi conviene fare il proprio dovere fino in fondo. Per non aggiungere rimpianti ad altri rimpianti. In una stagione che ne ha già troppi.  

Twitter @Sbertagna