editoriale

L’obiettività : questa sconosciuta

Almeno noi, diciamocelo: l’obiettività sembra ormai essere un qualcosa tinta solo di nerazzurro. Tra sedicenti ‘club più titolati al mondo’ e gente che rinnova i principi cardine della matematica, quelli per cui 27 più uno fa...

Alessandro De Felice

Almeno noi, diciamocelo: l'obiettività sembra ormai essere un qualcosa tinta solo di nerazzurro. Tra sedicenti 'club più titolati al mondo' e gente che rinnova i principi cardine della matematica, quelli per cui 27 più uno fa 30, il nerazzurro si distingue come sempre per la sua innata classe e il suo stile british. A proposito di British, non posso farmi sfuggire dal raccontarvi questa chicca che ho scoperto oggi: provate ad indovinare il nome della moglie, di origini inglesi, di Andrea Agnelli, presidentissimo fautore delle crociate bianconere contro il 'palazzo'. Stenterete a crederci, ma la signora Agnelli, all'anagrafe è nota come: Emma Winter. Avete capito bene, una 'combo' di nomi che riportano subito alla mente il centrocampista olandese Aron, nonchè uno slogan a dir poco perfetto...W INTER. Oggi però il mio pensiero non è rivolto a colui che firma autografi su un diario alla data 5 Maggio (forse quella del 14 Luglio era occupata per ricordare l'anniversario della discesa in serie B), ma voglio rivolgermi a due colleghi: Mauro Suma e Paolo Bargiggia.

SUMA. Noto ai più per l'urlo alla Tardelli dell'82, scandendo la frase interrogativa 'ha segnato il Cesena', per chi non lo sapesse è anche il direttore di Milan Channel. Sempre in prima linea quando c'è da difendere i colori rossoneri, ma rimasto indietro il giorno in cui distribuivano l'obiettività. 'Verba volant, scripta manent' dicevano gli antichi latini. Allora noi che siamo cosi fortunati, possiamo riportare un passo di un suo editoriale di qualche giorno fa: "Noi a differenza dell' Inter i campioni li teniamo. Loro l'anno scorso hanno venduto Eto'o per limitare le perdite, aumentate nuovamente con la mancata qualificazione in Champions". I problemi sono due: o Thiago Silva (e tra poco anche Ibrahimovic) non è un campione, oppure conosce poco le dinamiche societarie. Aveva invocato pietà al buon Silvio da Arcore, il giorno in cui il passaggio di Thiago Silva al PSG sembrava cosa fatta. Oggi si ritrova invece senza parole. Come spiegare ai tifosi milanisti che Berlusconi ha acconsentito al trasferimento del brasiliano in Francia, nonostante la 'relazione bb' (quella di Barbara Berlusconi, fatta passare dai quotidiani come quella di Khrushchev)? Problemi dai quali ne esce in una maniera strepitosa: preoccupandosi dell'addio dall'Inter di Julio Cesar. Un pò come se noi, ci fossimo preoccupati il giorno in cui Paolo Maldini (campione straordinario), lasciando il terreno di gioco per l'ultima volta, veniva fischiato a più non posso dai suoi tifosi. Sarebbe un pò come se noi, che sempre pensando al buon Maldini, ci preoccupassimo dei modi con cui l'ex capitano, sia stato allontanato dalla società. Memoria corta o voglia di eliminare dalla storia delle brutte pagine di calcio? In fondo se non erro, anche Kakà, dopo mille manfrine venne ceduto al Real Madrid per la cifra record di 60 mln di euro. Prima di parlare, ognuno dovrebbe guardare non la pagliuzza che ha l'interlocutore nell'occhio, ma la trave che risiede nel proprio. Insegnamenti cristiani questi, che non possono più forse essere recepiti da chi sostiene il Milan, due atleti di Cristo avevano, ed entrambi sono volati via. Direzione Parigi e Madrid.

BARGIGGIA. A Mediaset, ogni qualvolta entra in scena, lo definiscono 'il diversamente pettinato'. Di certo, oltre che per i capelli, che francamente non riesco ad interpretare per il modo in cui si tengon su (si vocifera che il WWF voglia citarlo per danni per aver allargato il buco dell'ozono a causa della lacca), non si può non notare per 'il gusto nello scegliere il vestito', tra una giacca anni '70 e un colletto della camicia alla Austin Powers (non è un insulto sia chiaro, la spia inglese era di un figo allucinante). Se non bastasse però, l'esperto di calciomercato di Mediaset, sembra nutrire agli occhi dei più, un odio atavico nei confronti dell'Inter. Vi sembrerà strano, molto strano, ma colleghi che bazzicano l'ambiente dicono che addirittura sia interista. E allora da cosa nasce questa sorta di odio profondo verso i colori nerazzurri e in particolar modo verso coloro che hanno dato di tutto e di più per la maglia nerazzurra (in parole povere Zanetti e Cambiasso)? Troppo amore per la casacca nerazzurra, nel vederla cosi sgualcita negli ultimi due anni o semplicemente necessità, per una sorta di deontologia professionale che aleggia dalle parti di Cologno? Forse la seconda. In fondo nel 2009, quando venne ceduto nell'affare Milito, il 'bomber' Acquafresca (colui che dopo 7 anni di serie A ha segnato solo 40 reti), il Bargiggia gridò allo scandalo. Impensabile che venga ceduto un giovane di belle speranze per un attempato come Milito. Peccato che poi Milito ci abbia regalato una Champions, un campionato e una Coppa Italia, mentre Bob cerca ancora di realizzarsi in squadre di media bassa classifica. L'ultimo attacco l'ha rivolto a Zanetti. Lungi da me, che non sono nessuno, difendere un signore del calcio come l'argentino, ma dire che 'corre solo contro le rappresentative', non è un pò troppo per uno che alla soglia dei 40 anni ha migliorato i suoi test di resistenza su sforzo?

Certi attacchi, gratuiti e ingiustificati, non arricchiscono di certo la categoria dei giornalisti. Sembra che per poter parlare di calcio ormai, si abbia bisogno di sventolare la bandiera di una o dell'altra squadra. Bei tempi quelli in cui Gianni Mura, si faceva amare da tutti e parlava realmente solo e soltanto di 'calcio', oppure Alfredo Provenzali, ce lo raccontava sottovoce, senza eccessi, come piace a noi.

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