editoriale

La differenza tra me e te

Punti di vista o di svista, chiamateli come volete. Come cambiano i giudizi a seconda dei protagonisti! Come sono diverse le definizioni che li intrappolano, mutando velocemente la propria connotazione da negativa in positiva. Bisognerebbe averci...

Sabine Bertagna

Punti di vista o di svista, chiamateli come volete. Come cambiano i giudizi a seconda dei protagonisti! Come sono diverse le definizioni che li intrappolano, mutando velocemente la propria connotazione da negativa in positiva. Bisognerebbe averci fatto l'abitudine. Bisognerebbe. Ma non è così. Non lo è mai veramente.

San Siro è una piazza che infiamma. Anche il difensore della Lazio Andrè Dias ne ha subito evidentemente il fascino perché nel giro di quattro giorni si è lascito trasportare dalla foga agonistica. Con l'Inter, a pochi minuti dall'inizio del match, sugli sviluppi di una rimessa laterale, Dias propina una manata volontaria a Pazzini. L'arbitro estrae il cartellino giallo. Il fallo era da espulsione. Con il Milan, nella concitazione di un calcio d'angolo, Dias rifila un pugno a Van Bommel, non visto dall'arbitro. Il giudice sportivo punisce il difensore laziale con la prova tv: 3 giornate di squalifica. Non vi devo sottolineare la differenza tra i due trattamenti, giusto?

Parliamo di mercato dalla mattina alla sera, ma ancora non ci capacitiamo di ciò che sta accadendo nell'orbita rossonera. Ci riferiamo all'asse Maxi Lopez-Tevez. Il primo segregato da giorni in un albergo a Milano in attesa di capire se vestirà la maglia del Milan. Il secondo prigioniero di un City poco propenso a lasciarlo andare via in prestito. La cartolina che Galliani ha mediaticamente fatto spedire da Rio ha irritato lo sceicco, che ci ha tenuto a precisare l'abc del mercato. La trattativa si fa con la società parlando di money, non con istantanee che raccontano uno stile arrogante e poco corretto. Un invito elegante al low-profile. Le parole dello sceicco suonano come uno schiaffo. Ironicamente british. Un'ironia che i media italiani non hanno colto. O che più probabilmente hanno evitato di cogliere.

La dichiarazione di Montella di oggi ci ha ridato fiducia. "Quella che sta vivendo Maxi Lopez è una storia irreale, in tanti anni di calcio non ho mai visto nulla di simile" Ah, ok. Allora non siamo gli unici a stupirci di quanto sta accadendo. Cioè, non è normale convocare un giocatore con il suo procuratore, mollarlo in albergo per giorni e lasciarlo in sospeso perché si attende di sapere se Tevez verrà o meno. Però ormai lo sappiamo. C'è una schiera di giocatori che per vestire la maglia del Milan farebbe di tutto, un po' come gli aspiranti concorrenti del Grande Fratello. Anche rinchiudersi in albergo in ordinata attesa. Il gioco delle parti. Ci fosse stata di mezzo l'Inter avrebbero chiamato Chi l'ha visto. E il giocatore ci avrebbe querelato per sequestro di persona. Nessuno ne sarebbe rimasto stupito più di tanto, compresa la sottoscritta.

In conclusione, se dopo Inter-Lazio Reja ha avuto da ridire sull'arbitraggio (dovevamo vincere noi, il gol di Pazzini era in fuorigioco), non dello stesso tenore sono state le sue dichiarazioni dopo la partita con il Milan, quando la protesta è stata decisamente più sommessa (il fuorigioco di Ibra? Una circostanza che ci ha penalizzati perché ha chiuso la partita). Una costante, questa. Ballardini dopo Inter-Cagliari aveva polemizzato sul fatto che gli episodi arbitrali virassero nel dubbio sempre a favore dell'Inter. Non è stato altrettanto polemico dopo la partita giocata contro la Juve (sembrava una partita di pallamano, non di pallone). In quell'occasione Ballardini si è limitato a ringraziare i suoi ragazzi per la bella prestazione. Non sappiamo il perché di queste differenze, che a tratti non ci danno pace. Non lo sappiamo, ma una cosa è certa. Non abbiamo ancora smesso di chiedercelo. E continueremo a farlo, come quando il ritornello di una canzone ti entra in testa con insistenza. Difficilmente se ne va.