editoriale

PERDONA LORO…

“Deve farsi da parte“. “Deve ritirarsi e fare spazio ai giovani“. A leggere certe cose ci si chiede se chi le scrive faccia sul serio. Quando queste frasi sono accostate ad Javier Zanetti, succede che ti immobilizzi. Ti si...

Eva A. Provenzano

"Deve farsi da parte". "Deve ritirarsi e fare spazio ai giovani". A leggere certe cose ci si chiede se chi le scrive faccia sul serio. Quando queste frasi sono accostate ad Javier Zanetti, succede che ti immobilizzi. Ti si ghiacciano gli occhi (è una battuta) come fossi Handanovic e pensi: 'Cosa vedono che io non vedo?'. Cominci a chiederti se sia una questione di amore e di fede, credi che tu lo vedi come un dio solo perché è tutto quello che sai fare, ma poi ti rispondi che forse non è solo quello. Certe cose a sentirle fanno veramente impressione.

Perché poi basta guardare le partite. Basta guardarlo. Osservare quello che fa in campo. Si, il capitano dell'Inter non ha più 18 anni, ha una carta d'identità che parla per lui e dice 39 (sul campo), ma non dice tutta la verità. Perché la verità è solo una: come lui non c'é nessuno. Non esistono giocatori che alla sua età hanno conservato tenacia e ciuffo da ragazzino, spirito assoluto, correttezza, polmoni e sorriso uguali ai suoi. Mai una parola fuori posto. Per vederlo arrabbiato serve davvero che accada l'impossibile. Uno che non si è limitato ad arrivare, ha proprio deciso di restare e lo ha fatto con un rispetto ed una dedizione ai colori nerazzurri che pochi eletti hanno l'onore di imparare. 

Eppure anche ieri, passando tra i tifosi del Meazza, abbiamo sentito qualcuno dire: "Si, ma non puoi giocare ancora con Zanetti a destra". Sbigottiti abbiamo chiesto quale sarebbe la grande alternativa, a chi Javier starebbe togliendo il posto. Risposte confuse. Perché il punto è che la risposta è: a nessuno. Perché quel posto gli spetta di diritto visto quello che è ancora in grado di fare. Certo ha bisogno di riposarsi a volte, ci mancherebbe altro. Però da qui al ritiro ce ne passa. E potete stare tranquilli (e a chi non va giù si rassegnerà) passerà ancora del tempo perché lui la sua decisione ancora non l'ha comunicata, ma i suoi occhi non sembrano quelli di uno che ha deciso di lasciare la sua squadra prima di centrare un altro record. Lo vedremo ancora strappare la palla ai ragazzini e rincorrerli, lo vedremo lasciarli sul posto e vedremo ancora i suoi avversari placcarlo per cercare di fermarlo. Ringraziando il cielo. 

E' successo anche sabato e ieri mattina le pagelle de La Gazzetta dello Sport lo coronavano come il migliore della partita contro il Genoa. Ed ecco spiegato il perché: "I muscoli del capitano. Meno sgroppate, ma quelle poche molto utili. E dalle sue parti non passa proprio nessuno. Non è un caso che Vargas e Bertolacci si vedano poco". 

Meno sgroppate, si, ma ancora tanta, tanta roba. Certe cose si vedono in campo, ma soprattutto si sentono con il cuore. Non c'è altra scelta che amare Javier. E questo è necessario ricordarselo anche nei momenti di rabbia, anche quando un pareggio era tutto quello che non ci voleva. Perché lui non è come tutti gli altri, quando deciderà di fare posto sarà insostituibile per molto tempo. E neanche gli interisti veri sono come il resto dei tifosi, quelli di altri colori. E passi pure (ma anche no) che certe cose le dica 'un estraneo', uno che fa polemica per lavoro, ma non un tifoso nerazzurro. E' imperdonabile. Come una bestemmia inutile.