editoriale

Secondi a nessuno

La partita di sabato era la classica occasione che vale molto più degli apparenti tre punti. La settimana si era consumata tra timidi spunti di ottimismo dovuti alla vittoria in Coppa Italia e una inspiegabile euforia per l’allenatore più...

Sabine Bertagna

La partita di sabato era la classica occasione che vale molto più degli apparenti tre punti. La settimana si era consumata tra timidi spunti di ottimismo dovuti alla vittoria in Coppa Italia e una inspiegabile euforia per l'allenatore più speciale del mondo e il suo primo titulo spagnolo: il rischio era quello di perdere la concentrazione rispetto al presente. Quel presente dal quale più di una volta siamo fuggiti nel corso della stagione allo scopo di consolarci con ricordi troppo freschi per giacere impolverati in una soffitta. Dicevamo della partita di sabato. E' stato bello rivedere la grinta nella nostra squadra, che per assurdo ha giocato forse meglio quando è rimasta in inferiorità numerica. Quando ha trovato una sfida nella sfida. E ha rialzato la testa cercando la soluzione migliore. Sabato, come spesso succede, ha vinto la squadra che lo voleva di più. E adesso non ha senso pensare se avessimo pareggiato il derby, vinto lì e non perso là. E' tutto vero. Ma in quella che per noi era indubbiamente una stagione di passaggio, con tutte le difficoltà avute nella prima parte di campionato, siamo secondi. L'altra squadra di Milano lo vincerà questo scudetto, non nutriamo dubbi di sorta. Una squadra che dopo aver subito un Brescia ed essersi difesa per 80 minuti segna e vince inspiegabilmente la partita è baciata dalla fortuna. Vincerà il campionato più mediocre degli ultimi quindici anni. Un campionato livellato verso il basso, che come alternativa ai rossoneri aveva un Napoli pronto a squagliarsi alle prime prove di coraggio. Per vincere bisogna prima di tutto volerlo. Che questa stagione ci sia di lezione. Per capire gli errori da non ripetere e per ritemprarci esattamente dove ci serve. Per tornare a brillare come un anno fa. Per il presidente, per la squadra e per noi. Tifosi orgogliosi di essere nerazzurri. Oggi come un anno fa.