La sconfitta patita domenica sera per mano di una buona Atalanta e nulla più, ha dissolto le già fioche speranze dei beneamati tifosi di raggiungere un posto sotto la luce dei riflettori dell’Europa d’élite. Partita strana, atipica, da Inter, ancorché pesantemente condizionata dagli errori tecnici dell’arbitro Gervasoni. Nel day after, come frequente appendice a queste imbarcate nerazzurre, è prassi consolidata che il tifoso masochinterista e gli arcifamigerati vassalli della stampa specializzata tendano a marginalizzare gli episodi arbitrali per analizzare in maniera duramente critica l’operato di una squadra, a sentir loro, mal orchestrata da Andrea Stramaccioni.La istintiva analisi post-gara conduce sovente gli Strama-detrattori a segnalare presunti o reali errori tattici del capitolino: errata conduzione tattica, malagestione dei cambi, mancanza di personalità e chi più ne ha più ne metta. Essendo mortale e terreno, il buon StramAndrea di errori ne ha fatti di sicuro, nessuno è digiuno di fallacia in questo mondo. Ma ha fatto anche parecchie cose di buona fattura che spesso la criticità viscerale del momento fa sottostimare. Val la pena ricordarlo, la squadra ha ora cinque punti in più rispetto all’anno scorso.Lungi dall’aggrapparsi agli errori arbitrali, occorre però fare un doveroso inciso. Accade infatti che talvolta le nari da tartufo nerazzurre siano investite da un acre miasma. Olezzo percepibile allorquando l’Inter si avvicina faticosamente al podio tricolore, ebbene proprio in quel momento si intensificano, guarda caso, le sviste arbitrali a sfavore dei nerazzurri. Bergamo, Roma (due volte), Juventus a San Siro, Napoli, Siena… Ma mi rendo conto che questa osservazione è facilmente catalogabile nel solito libro delle doglianze che ogni tifoso nerazzurro si porta nello zaino della passione tifosa, pronto ad estrarlo in caso di controversia arbitrale. Meglio per molti quindi focalizzare il presente su uno Stramaccioni non all’altezza, presuntuoso, incapace, quasi unparvenu della panchina. Nei suoi confronti sono stati utlizzati modi e toni che i soliti noti mamelucchi di stampa e tv non si sognano nemmeno di usare con gli altri tecnici, trattati spesso come Califfi. Giovane, inesperto, interista e perdipiù intelligente: figurarsi, non c'è bersaglio migliore.Se la società Inter non dovesse confermare Stramaccioni per la prossima stagione, commetterebbe l’ultimo e forse più grave degli errori inanellati nel corso dell’ultimo triennio. Dall’allontanamento di Oriali, mai motivato, a campagne acquisti senza un filo conduttore, nelle quali Strama è stato una comparsa (al contrario di quanto facciano credere le capziose fandonie riportate da diversa carta stampata, al fine di alimentare il falò che tanto piace e scalda le penne). Un budget per il mercato striminzito, con numeri da dieta ipocalorica per obesi, figlio di sperperi scellerati, stipendi iperbolici ai baciamaglia del momento e decisioni non prese per mancanza di coraggio a tempo debito. Un organigramma misterioso, con inserimenti stravaganti e conferme pluriennali di elementi in società ritenuti intoccabili, sulle quali ci vorrebbe l’aiuto di Scotland Yard per capirne ragioni e processi decisionali. Cessioni forse premature unite a mosse di mercato che nemmeno Isaac Asimov riuscirebbe ad architettare. Il tutto acuito da una avvilente e reiterata assenza di atteggiamento protettivo nei momenti difficili nei confronti di un esordiente 36enne, mandato allo sbaraglio a guidare la squadra più criticata d’Italia.La grande intuizione (o forse scelta di comodo?) avuta dalla società l’anno scorso nello scegliere il giovane tecnico ha il dovere di essere perpetuata a prescindere dai risultati. È stata una stagione stramba e sconclusionata per essere analizzata in modo adeguato, all’interno della quale il tecnico nerazzurro spesso si è ritrovato in balìa degli eventi. A comincuare dal dover subire soverchie imposizioni dai vertici, forzato a subire esposizioni mediatiche allucinanti (ricordate il caso Sneijder?) e oltremodo inique, considerato che è stato sempre l’unico a metterci faccia e parole per tentare di spiegare e giustificare scelte insensate prese da altri. Ma non dovrebbero essere i dirigenti a esporsi? Dove sono?Al netto degli errori arbitrali, è un fatto l’ecatombe di infortuni senza pari in Serie A patiti dall’Inter quest’anno. Ciò ha reso impossibile il perseguimento di un’identità di squadra forte e definita, elemento necessario per competere ad alti livelli. Si potrebbe anche aprire un capitolo relativo al fatto che lo staff medico nerazzurro abbia spesso avuto grosse frizioni con allenatori interisti (Mancini e ora Stramaccioni), ma le mie informazioni e competenze in merito non sono sufficienti per argomentare la discussione a dovere.Cambiare tecnico a fine stagione rischierebbe di essere l’ennesima, inutile perdita di tempo nonché la certificazione assoluta del fatto che parte della dirigenza pecchi parecchio quanto a competenza e sagacia. Anche perché, esaurita la trance epurativa e soddisfatta la malnata vis omicida di molti interisti di trovare necessariamente un vitello da sgozzare (l’allenatore e chi se no?), bisogna pensare che c’è un “poi” nelle cose, un futuro da costruire che spesso all’Inter viene messo in secondo piano per perseguire scelte d’impulso e umorali. Se poi vogliamo illuderci al solito che la pozione magica sia quella di cambiare il tecnico, magari affidando l’Inter a gente come Mazzarri o Blanc, prepariamoci pure ad altri travasi biliari.Proteggiamo i nostri patrimoni e se sbagliano, aiutiamoli a crescere invece di polverizzarli. Così forse l’Inter tornerà dove merita di stare.
editoriale
Strama o non Strama, è questo il problema?
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