editoriale

Ufficiale. E’ gentiluomo

La sua biografia era stata annunciata da golose anticipazioni. Giorno dopo giorno la Rosea aveva pubblicato stralci di quello che sarebbe diventato da lì a poco l’Abc del calcio. Le verità di Ibra. La rivincita su Guardiola (in poche...

Sabine Bertagna

La sua biografia era stata annunciata da golose anticipazioni. Giorno dopo giorno la Rosea aveva pubblicato stralci di quello che sarebbe diventato da lì a poco l'Abc del calcio. Le verità di Ibra. La rivincita su Guardiola (in poche parole un senza palle), l'ammirazione sconfinata per Mourinho e l'archiviazione di Calciopoli come una montagna di balle E poi una serie di episodi che qualcuno aveva classificato come semplici ragazzate. Salvo poi definire il libro (stiamo parlando di "Io, Ibra") un libro educativo (parola di Luigi Garlando). E tra le ragazzate annoveriamo la famosa rissa con Onyewu, sbronze e brutte reazioni nei confronti di compagni e avversari. La rivincita dei bad-boys, il ritorno alla legge del più forte e alle regole del ghetto. Ah, che modernità che si respirava in queste audaci prese di posizione.

Il problema è che non si stava parlando delle numerose qualità di calciatore di Zlatan, ma di tutto quello che normalmente in un calciatore viene disprezzato. L'arroganza, l'aggressività e quel perenne atteggiamento da bullo. Tutte caratteristiche che rompono l'assetto di squadra, che non ne fanno un leader ma una sorta di tiranno abituato a piegare il gruppo alle sue esigenze e ai suoi capricci. E voi vi state ancora chiedendo perché Ibra è considerato l'acquisto più fallimentare del Barca, massima espressione del concetto di gruppo?

Siamo qui a scrivere di lui perché Ibra si è reso nuovamente protagonista di un episodio poco calcistico. Siamo nel post-partita (vittoria del Milan a San Siro per 2 a 0 sul Lecce) e una giornalista di Sky, Vera Spadini, gli chiede se si arrabbierà con Allegri facendo riferimento all'uscita dello svedese dopo la sconfitta ad opera dell'Arsenal. La domanda provoca evidente irritazione nello svedese che le risponde :con chi? perché? hai visto che ero arrabbiato? Poi Ibra passa ai microfoni di Mediaset per continuare il giro delle dichiarazioni. Mentre risponde alle domande incrocia probabilmente lo sguardo della giornalista di Sky e nel bel mezzo dell'intervista la apostrofa con un che c***o guardi? E non è la prima volta che se la prende con i giornalisti. Per citare un episodio su tutti ricordiamo quando aveva invitato Sacchi a venire direttamente da lui a dirgli quello che pensava (tu parli troppo gli aveva detto minaccioso). Chissà se in quell'occasione aveva pensato di regolare i conti con Arrigo inscenando una bella rissa...

Si potrebbero dire molte cose sulla sua immancabile educazione, sul modo di affrontare la vita come se fosse ancora sulle strade di Malmo (crescere no?) e sulla lista sempre più lunga di comportamenti poco etici. Nulla di tutto questo mi riporta alla mente il concetto di educativo. Nulla. C'è forse solo un'altra cosa più triste dell'atteggiamento da bullo dello svedese. Le risate che accompagnano la sua esternazione. Risate che si schierano pavidamente dalla parte del più forte. Ibra è per una volta leader indiscusso. E che cosa ci sarà da ridere, lo sapete solo voi.

Twitter @SBertagna