editoriale

Una Champions di cartone?

Ci siamo presi a cuore il quesito di Adriano Galliani, che chiede a gran voce ad Auricchio spiegazioni sull’indagine relativa a Calciopoli. Ce lo siamo presi a cuore e ci siamo documentati. Forse l’AD rossonero non ha avuto tempo di...

Sabine Bertagna

Ci siamo presi a cuore il quesito di Adriano Galliani, che chiede a gran voce ad Auricchio spiegazioni sull'indagine relativa a Calciopoli. Ce lo siamo presi a cuore e ci siamo documentati. Forse l'AD rossonero non ha avuto tempo di leggere il documento di Palazzi (o forse ha posto maggiore attenzione, come quasi tutti i giornali, per le parti che riguardavano i nerazzurri). L'abbiamo fatto noi ed è con piacere che vi riportiamo alcuni passi significativi, che restituiscono alla condotta rossonera una luce diversa. Non certo più limpida. Leggiamo nella valutazione di Palazzi:“Ebbene, dalle "nuove" telefonate emerse nell'ambito del processo penale in corso di svolgimento dinnanzi alla AG.O. di Napoli, emerge la conferma di quanto già ha costituito oggetto di analisi e valutazione da parte degli organi della giustizia sportiva nei precedenti procedimenti disciplinari che hanno riguardato il dirigente del Milan, Leonardo MEANI, cioè l'esistenza di una fitta rete di contatti, continuamente attivata dal Meani nei confronti di diversi esponenti del mondo arbitrale, in prevalenza arbitri, ma anche del designatore Paolo Bergamo, attraverso la quale il Meani svolgeva un'opera di interferenza ed influenza sulle designazioni delle terne alle quali affidare le gare in cui risultava impegnato il Milan, in particolare con riferimento alla designazione degli assistenti di gara, ovvero lo stesso tipo di comportamento per il quale è risultato già sanzionato.” Proseguiamo nella lettura. “Talvolta, però, come emerge anche dalle telefonate in esame, l'intervento del MEANI era diretto ad incidere sulla stessa griglia dalla quale estrarre successivamente il nominativo del direttore di gara. Appare, quindi, evidente che alcune delle condotte in esame appaiono coperte dal precedente giudicato ma altre appaiono avere una natura ed un contenuto differente rispetto a quelle già esaminate.” Nel 2006 venne chiesta per il Milan l'applicazione degli artt. 1 e 6, commi 1 e 2 del C.G.S., in riferimento a condotte tese ad ottenere unindebito vantaggio per la propria società sportiva. Venne applicato solo l'articolo 1.

Nell'indagine condotta le nuove telefonate peggiorano quindi notevolmente la situazione rossonera e Palazzi infierisce. “In conseguenza di tale contrasto interpretativo, permane la forbice valutativa rappresentata dalle due linee interpretative richiamate, anche se, ovviamente, la decisione del Giudicante assume una portata ben maggiore e fornisce un pregnante criterio ermeneutico, anche alla luce della omogeneità delle decisioni intervenute, fatta eccezione della decisione riguardante i Dirigenti della società JUVENTUS, alle quale parimenti si rimanda per l'indicazione della gravità, protrazione e invasività delle rispettive condotte.” In poche parole emerge una discreta omogeneità tra la condotta rossonera e quella bianconera. A questo punto ci chiediamo se convenga ai cugini insistere sull'argomento Calciopoli. In fondo hanno rischiato la serie B per la terza volta nella storia rossonera ed è andata di gran lusso.

Ricordiamo i punti di penalizzazione comminati ai rossoneri nell'estate 2006: 44 punti di penalizzazione per la stagione 2005-2006 e 15 per la successiva, poi ridotti a 30 (punti che permisero comunque al Milan di andare in Champions), e 8 da scontare nella stagione successiva. Il Milan non solo partecipò alla Champions, ma la vinse. Ricordiamo la presa di posizione della Uefa a questo proposito.  "L'ammissione non è stata concessa con piena convinzione da parte dell'organismo di governo europeo del calcio. Il Milan ha tratto vantaggio dalla carenza da parte della Uefa di basi legali sulle quali fondare il rifiuto della richiesta di ammissione". Non essendoci nessuna norma che potesse impedire ai rossoneri di iscriversi la Uefa ammise il Milan con riserva. La Uefa aggiungeva infatti che non avrebbe esitato “a intervenire severamente se il Milan fosse stato coinvolto in ogni tipo di attività finalizzata a condizionare in maniera scorretta il risultato di un incontro". Una Champions chepiù cartone di così si muore.

Proprio a questo proposito nel 2007/2008 la Uefa ideò la cosiddetta “clausola Milan”, che oltre a titolo sportivo, indipendenza dei club e ottenimento della licenza UEFA, requisito per l’iscrizione, a norma del Regolamento di Champions, UEFA ed Intertoto aggiungeva anche il seguente requisito: “it must not be or have been involved in any activity aimed at arranging or influencing the outcome of a match at national or international level”. Si tratta della stessa norma che il giornale torinese sfodera ad arte e secondo la quale l'Inter dovrebbe temere per un'eventuale partecipazione alle competizioni europee. Non è chiara la modalità di applicazione invocata dai bianconeri. Secondo quella norma né Milan nè Juventus  potrebbero più varcare i confini nazionali a vita.