L'Inter un rimpianto? No, ho sempre dato il cento per cento e ne sono fiero. All'Inter avevo 19 anni, crescevo tanto in allenamento però non avevo l'opportunità di capire quale fosse il mio livello in partita. Avevo bisogno di giocare con continuità. Nel 2012 volevo tornare in prestito al Feyenoord ma i nerazzurri puntavano a fare cassa. Il Twente mi ha comprato, mentre a me sarebbe piaciuto rientrare a Milano con un po’ di esperienza in più», ha raccontato sulla sua esperienza nerazzurra.
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Castaignos: “Inter, col Feyenoord attenta a due cose. Branca e Ausilio vennero da me con Sneijder”

«L'Inter aveva appena vinto il Triplete? Non ero nuovo alle attenzioni dei grandi club, ma quella era un'Inter straordinaria. A 16 anni mi aveva cercato il Bayern, ma anche Real e Arsenal. Wenger mi fece parlare con suoi collaboratori ma io dovevo ancora finire la scuola. Due anni dopo ho segnato 15 gol col Feyenoord e poco dopo il mio agente mi chiamò dicendo che sarebbe venuto a casa perché voleva parlare con me e i miei genitori. L'Inter voleva comprarmi e io non ci credevo. Dicevano che sarei diventato nuovo Henry? Non è stata mai una pressione. Per me era un idolo ma una cosa è ammirare lui o Ronaldo o Zidane e una cosa è emularli, non ho mai vissuto con la pressione di doverlo raggiungere», ha aggiunto l'ex giocatore.
«Ricordo della mia Inter? Quella squadra aveva vinto tutto e i leader trasmettevano serenità. Tutti erano a conoscenza dei loro mezzi, sapevano come gestire ogni imprevisto. Branca e Ausilio sono venuti a prendermi insieme a Sneijder per darmi il benvenuto. Sembrava tutto perfetto, ma poi Gasperini andò via subito, Ranieri durò poco e arrivò Stramaccioni. Tutti con noi davano il 200%, eravamo la squadra da battere».
«Il gol decisivo a Siena? Mi diede l'assist Thiago Motta. Lì capii che avevo bisogno di giocare titolare per stare bene ma in quell'Inter non era semplice», ha ricordato.
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