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Sacchi: “La Nazionale non si rifiuta, io rinunciai a due miliardi! Ora punterei su…”

Alessandro Cosattini Redattore 

Che cosa pensa del no di Ranieri?

«Non conosco le motivazioni profonde, ma ritengo che alla Nazionale non si possa dire di no. È un dovere morale rispondere alla chiamata, perlomeno io la vedo così. La Nazionale è la squadra di tutti gli italiani e dunque, per un allenatore, dovrebbe rappresentare il massimo traguardo. Che cosa c’è di più alto e di più nobile che poter essere a capo di un progetto che coinvolge l’intero Paese?».

Evidentemente la Nazionale non è più così appetibile.

«Può essere, ma se così fosse la cosa mi sorprenderebbe parecchio. Non possiamo pretendere dai giocatori l’attaccamento alla maglia e lo spirito di gruppo, se poi accadono queste cose. La Nazionale viene prima di ogni altra cosa, prima delle società, prima dei comprensibili campanilismi. Qui bisogna capire che siamo nel mezzo di una situazione drammatica, quella che sta vivendo tutto il nostro calcio, e che per risolverla serve un atto di coraggio e di responsabilità. Per due volte consecutive non ci siamo qualificati per il Mondiale, e sono state mazzate terribili per i tifosi. Vogliamo dare ragione al detto “non c’è due senza tre”? Mi auguro di no».

La Federcalcio, dopo aver esonerato Spalletti per lo scarso rendimento della squadra, aveva individuato il sostituto, Ranieri appunto, e chiuso l’accordo. Ora che cosa deve fare?

«Immagino che il presidente Gravina e i dirigenti federali siano rimasti a bocca aperta dopo aver appreso della decisione di Ranieri, ma questo non è il momento di fermarsi a ragionare su ciò che è stato: bisogna rimboccarsi le maniche e trovare al più presto la miglior soluzione possibile. Purtroppo il mio amico Ancelotti è andato in Brasile, altrimenti sarebbe stato l’uomo ideale per questo ruolo».