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Cassano: “L’Inter deve vincere, Conte con Eriksen sbaglia. Ibra più forte di Lukaku, Lautaro…”

Matteo Pifferi

FantAntonio ha parlato a La Gazzetta dello Sport

Lunga intervista concessa da Antonio Cassanoa La Gazzetta dello Sport. FantAntonio ha ripercorso la sua carriera tra Inter e Milan, parlando anche dell'attualità:

«Senza pubblico non è calcio. Ma il Covid ha cambiato la vita di tutti, per non fermarci è giusto andare avanti così».

Sarebbe riuscito a stare tre mesi in una bolla come l’Nba?

«Con durata prestabilita forse sì. Fare un intero campionato con l’incubo di un compagno contagiato, la necessità di stare in isolamento ... per me non sarebbe stato facile».

Questo derby che peso avrà sul campionato?

«Arriva troppo presto, siamo alla 4a giornata, c’è il tempo per recuperare. Però chi ha più da perdere è l’Inter. Conte pensavo non rimanesse dopo lo sfogo di fine torneo, evidentemente lo strappo è stato ricucito. Ora non può fallire: deve vincere lo scudetto».

Perché?

«Ha avuto Vidal e Hakimi, è rimasto Lautaro, ha una squadra più forte dello scorso anno. Pirlo diventerà un grande allenatore, ma è al suo primo anno. Conte è obbligato a fermare gli scudetti di fila della Juve».

E Pioli? Giusto confermarlo o serviva una svolta?

«Pioli meritava di restare: ha fatto un gran finale, si è qualificato ai gironi di Europa League con una squadra molto giovane. Rangnick? Cosa ha vinto? Niente... Stefano ha alle spalle una persona preparata come Maldini: serio e capace».

Torniamo a stasera. Ibra o Lukaku?

«Zlatan è il miglior giocatore del campionato: lui è il Milan ma non so se basterà. Lukakuè giovane, bravo e forte, ma non c’è paragone. A 39 anni la forza fisica non basta, serve la qualità e Ibra ne ha tanta: dopo Ronaldo il Fenomeno e Van Basten c’è lui».

Le chiavi della sfida.

«Inter favorita ma Ibra può ribaltare tutto se il Covid non gli ha tolto forza. Il rendimento di Zlatan e Lukaku dipende da come verranno serviti da Lautaro e Chalanoglu. Il Toro è migliorato e mi ricorda Aguero».

Perché Eriksen è così in difficoltà nell’Inter?

«C’è un problema tattico. A Conte quel tipo di giocatore non piace, ma Eriksen è un top player, un campione: in nazionale segna sempre, in Premier League era un fenomeno e piaceva al Real. Conte è un grande allenatore ma a lui piacciono quelli alla Vidal che danno intensità. Il primo anno alla Juve Antonio voleva partire col 4-2-4, poi è arrivato Pirlo e quasi non lo voleva... ma al tempo stesso è stata la sua fortuna».

Immagini di essere sulle due panchine, come se la gioca?

«Io a Eriksendietro le punte non rinuncio, mai. Fossi Pioli schiererei il Milan col 4-2-3-1, per mettere in difficoltà l’Inter sulle fasce. Senza Rebic, punterei su Diaz e Saelemekers».

Il podio del campionato.

«Inter e poi Juve. Ma occhio all’Atalanta: Ilicic è un giocatore favoloso, se torna in forma può accadere di tutto. Il Milan? Lotterà per il 4° posto con Lazio, Napoli e Roma ma non sarà facile arrivare in Champions».

Lei e i derby: Roma, Madrid, Genova e Milano.

«Ho segnato in tutte le stracittadine. Il mio amico Dacourt diceva: “I derby sono grandi partite per grandi giocatori”: era normale che io segnassi... (ride). Certo quando nel tunnel ti trovavi di fronte Samuel ti spaventavi subito».

Cosa ricorda del 2 aprile 2011?

«Milan-Inter 2-0, entro a 10 dalla fine al posto di Robinho, mi procuro un rigore, segno il 3-0 e in dieci minuti becco due gialli: ho fatto tutto io».

Ha dato più al Milan o all’Inter?

«Al Milan. Ho vinto uno scudetto bellissimo e una Supercoppa Italiana. Devo la vita a questo club che mi ha strappato alla morte quando ho avuto il problema al cuore: Berlusconi e Galliani mi hanno trattato come un figlio. Con Galliani però in Cina ci litigai di brutto: chiedevo il rinnovo, lui rimandava il discorso, allora chiesi la cessione e andai all’Inter».

La squadra del cuore…

«Un sogno da bambino che si realizzava. Lì ho incontrato due fratelli, Ausilio e Branca. Andavo molto d’accordo con Nagatomo, lo sento ancora. Prima di un derby entrai nella sua stanza alle 4 del mattino: dormiva con la mascherina sugli occhi, saltò per aria come un grillo (ride)».

Il futuro: tv o calcio?

«Vorrei fare il diesse, ma nessuno mi ha offerto un progetto serio, concreto».

Il Dpcm governativo ha vietato il calcetto. Come si tiene in forma?

«Col calcio a 5 ho chiuso. Ora gioco a paddle: devi prevedere le mosse del rivale, servono fantasia, imprevedibilità: è il gioco giusto per me».

Suo figlio Christopher, 9 anni, gioca con l’Entella.

«(gli occhi si illuminano)... Qui bisogna stare attenti... Il piccolino, Lionel, gioca a basket e il calcio non lo attrae. Christopher ha un bel tocco di palla e ha in testa solo il gol. Preferisce Cristiano Ronaldo a Messi, è l’unico difetto».

A San Siro stasera c’è una maglia anche per lei.

«Gioco per l’Inter e in questo calcio con pochi talenti potrei ancora dire la mia: il vero errore è stato smettere 4 anni fa. Ma non si vive di ricordi».