Non sarà facile il lavoro di Roberto Mancini per cercare di risollevare l’Inter. La striscia negativa in campionato, che di fatto ha portato solo 10 punti nelle ultime 10, rende l’idea del momento di difficoltà. Chi si aspettava che la sua personalità bastasse a fare la differenza, ad oggi,è rimasto deluso. Secondo la Gazzetta dello Sport, il suo più grande errore è stato quello di aver pensato prima al modulo che ai giocatori a disposizione. Esempio lampante Guarin: metterlo davanti alla difesa è riuscito un tempo e un po’ contro il Genoa, ma poi l’anarchia e l’incostanza del colombiano hanno sempre avuto il sopravvento. È stata una bella illusione, vederlo utile lì. Ma lì, Guarin non va. E non può starci, perché con l’incostanza che propone mette in difficoltà una difesa già debole. Tanto valeva metterci Hernanes, con Medel, ma non Kovacic che non ha lo spessore per stare lì. Mateo che - però - non sa ancora galleggiare fra le linee come un vero trequartista, e anche qui la scolarizzazione non procede.
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Gds – Anche Mancini ha sbagliato: Guarin mediano, Kovacic confuso. E Icardi…
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Ma i problemi non finiscono qui: altra questione è Podolski. Anche in questo caso il Mancio ha insistito su un giocatore pesante e fuori forma e quindi non compatibile nei 3 dietro al centravanti. Poi c’è Icardi: il centravanti nel 4-2-3-1 deve saper far reparto anche da solo, venendo incontro, proteggendo palla, facendo salire la squadra, dialogando. Higuain è l’esempio. Icardi aspetta che la squadra giochi per lui e mai che succeda il contrario. Mancini non gli ha ancora lasciato il timbro (sgridata post Sassuolo a parte): e anche qui il Sudoku è incompleto. A parziale scusante però, è innegabile il fatto che Mancini abbia tra le mani una squadra non sua e costruita per giocare in tutt’altro modo, una squadra che ha perso, nel corso della stagione, anche la personalità. I giocatori dell’Inter, oggi, hanno una personalità fragile, prova ne sia il fatto che alla prima difficoltà si abbattono e spariscono dal campo. Infine il gioco: un tempo col Genoa, qualche sprazzo di una squadra che mastica bel calcio, partite riprese, cosa che ora non succede più. A un certo punto è sfumata l’intensità necessaria per dare continuità al gioco, e la cattiveria che uno alla Mancio deve saper dare: col Torino sembrava l’Inter ruminante pre-manciniana. Ed era il primo segnale da evitare. E che tutti dovrebbero voler evitare.
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