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ESCLUSIVA Bonolis: “Inter, Tonali subito. Ronaldo mi svelò la strategia. Quel bacio a Zhang…”

Marco Macca

C'è un episodio della sua vita che le ha fatto dire "da oggi sono tifoso dell'Inter", oppure è una passione nata piano piano?

Non c'è un episodio preciso lontano nel tempo, ma risale a quando vedevo le prime partite con mio padre, di Milano e tifoso dell'Inter. Da quel momento, come tutti i bambini quando vengono indirizzati, sono rimasto attaccato per tutta la mia vita. Per me, oggi, vedere l'Inter è come stare ancora un po' con mio padre, che non c'è più. L'ho vissuta da bambino, da ragazzo, e ora da uomo che si avvia verso un sordido declino.

Ricorda la prima volta a San Siro?

No, ma ricordo la mia prima volta allo stadio. Andai con mio padre a vedere la finale degli Europei: Italia-Jugoslavia. Era in Curva Sud, 7 anni. Si vedeva a malapena, ma fortunatamente i gol sono stati segnati dalla mia parte. La ricordo molto bene. La prima partita dell'Inter che vidi dal vivo fu una trasferta con la Roma, ma si giocava a Napoli. Finì 3-3. A San Siro ebbi modo di andarci successivamente, probabilmente quando conducevo Bim Bum Bam, quando cioè ho vissuto a Milano.

In questi giorni affrontare il presente ci provoca un senso di inevitabile sofferenza, e così molti si sono abbandonati ai ricordi. Molti, per esempio, hanno quasi riscoperto la loro Inter del cuore, la squadra a cui sono più affezionati per un motivo o per l'altro. Qual è la sua?

Ce ne sono tante. Ogni stagione è diversa dalle altre. Ci sono state stagioni gloriose, meste, interlocutorie. Ogni stagione è stata importante, perché mi ha accompagnato nella gioia, e comunque mi ha creato dei sentimenti. Ovviamente quella più importante è stata quella del Triplete. Penso che per tutti vada così. Ma in altre ci sono state delle punzecchiature verso altri che possono essere considerate altrettanto saporite. Penso alla vittoria dello Stadium contro la Juventus con Stramaccioni, al derby vinto al 93' con capocciata di Adriano. Quella volta presi anche il picchetto, con soddisfazione doppia. Ricordo l'ultimo derby e il tripudio del finale dopo la disperazione del primo tempo.

Quali sono i giocatori ai quali è rimasto più affezionato?

Ce ne  sono tanti, anche magari alcuni che non hanno vinto tantissimo, ma che hanno regalato delle soddisfazioni. Penso a Recoba, Rummenigge, il Fenomeno, Matteoli. O come Cambiasso, il giocatore che ho amato più di tutti. Per come interpretava il ruolo, fantastico. Interdiva con intelligenza tattica sopraffina, ma segnava anche tanto. Dava un equilibrio formidabile.

E il giocatore che le ha creato più di un dolore?

Ah, dici la pippa di turno? (Ride, ndr). Beh, ce ne sono stati tanti. Ma perché umiliare chi comunque si è impegnato per dare il meglio di sé, anche se non ci è riuscito? Portiamo rispetto per chi si è impegnato.

La passione per l'Inter è un qualcosa che solo chi tifa questa squadra può spiegare. Ci sono per esempio delle belle parole di Daniele, il suo barista, che racconta che capisce da come cammina se c'è qualcosa che non va e che niente la turba come una sconfitta dell'Inter. Come ha vissuto il suo amore per il nerazzurro negli anni? E' un tifoso scaramantico?

Dipende dalla sconfitta. Ci sono sconfitte che ci possono stare, altre meno. Quelle mi fanno girare le balle. Ultimamente sono andati a cercare soluzioni processuali per il fallo di Pjanic su Rafinha (Inter-Juventus 2018, ndr). Guarda caso, il file del VAR si è perso. Ecco, questo è ciò che mi fa girare le palle.

I tifosi interisti l'hanno sempre eletta come portavoce nerazzurro nella 'lotta di civiltà' contro i bianconeri. Come definirebbe il suo rapporto di avversione verso i bianconeri?

La vivo nel rispetto del tifoso bianconero, che fa una scelta e ci mancherebbe. Ma ci sono stati passaggi storici e personaggi che hanno infangato quella stessa maglia bianconera. La società poteva vincere lo stesso quello che ha vinto, ma ci sono ombre e passaggi che finisci di rispettare meno quei colori. Forse per colpa di un sistema che permette a personaggi di scarsa sensibilità e sportività che rendono tutto più amplificato. A parte l'avversione storica, che fa parte della bellezza del calcio.

E' vero che a casa sua c'è una stanza interamente dedicata all'Inter?

Ho uno studio dove preparo le trasmissioni, dove ci sono le copertine più importanti del Triplete firmate da Moratti, ci sono

Rimanendo in tema di campioni, fra i più gettonati in queste settimane c'è Ronaldo. Lei ha avuto la fortuna di conoscerlo personalmente e anche sotto un aspetto più intimo, da dietro le quinte, dato che fu ospite in una splendida puntata di Chi Ha incastrato Peter Pan. Che ragazzo ha conosciuto? Cosa rappresenta per lei il calciatore?

L'ho conosciuto giovanissimo, appena arrivato dal Barcellona da Moratti, che con grande cortesia mi ha permesso di averlo a Roma per il programma. Lo aspettavo con una certa emozione. Quando arrivò 2-3 ore prima dell'inizio della puntata, l'assistente di studio mi avvisò e andai nel suo camerino. Ero molto agitato, anche se poi mi trovai di fronte un ragazzino. Lì ho capito che la loro genialità è per quello che fanno in campo, ma fuori restano per me sempre dei ragazzini. Vanno accolte le loro mancanze, le loro paure ed esuberanze. Le abbiamo avute tutti. Quando sei sotto i riflettori a quell'età, è probabile commettere delle cazzate. Sono ragazzi. Il fatto che li idolatriamo non li rende più adulti. Di Ronaldo mi ricordo una serata a cena, dopo l'addio al calcio di Bergomi, dove mi permisero di giocare con loro a San Siro, anche se non c'entravo una mazza. Non ho toccato palla, e mi è sembrato giusto. Si sedette di fianco a me, siamo rimasti un po' a chiacchierare. Mi raccontò la sua strategia. Disse: 'Paolo, a volte c'è un difensore forte, veloce, che picchia. Allora io vado in campo, sbaglio qualcosa, faccio finta di non avere voglia di giocare, di essere stanco morto. Sbaglio un altro controllo. Quello ci crede. Allora poi prendo palla e glielo metto in quel posto'. Questa è una delle sue strategie. Per me è stato il calciatore, al di là di paragoni tra ruoli differenti, più forti di tutti i tempi nel suo ruolo specifico, perché faceva tutto al doppio della velocità. E' il giocatore che più mi ha colpito, anche se è stato sfortunato. E' un ragazzo molto simpatico, gioioso, pieno di vita. Nonostante gli infortuni, ha continuato a giocare da Fenomeno e a vincere un Mondiale.

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