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Calhanoglu, vendetta (quasi) perfetta: l’Inter scopre la sua versione migliore

Calhanoglu, vendetta (quasi) perfetta: l’Inter scopre la sua versione migliore - immagine 1

Il centrocampista turco ha sfoderato una prestazione di altissimo livello nel primo confronto contro la sua ex squadra

Fabio Alampi

Una sfida che aspettava da più di 4 mesi, da quando il 22 giugno il suo trasferimento all'Inter era diventato ufficiale. Hakan Calhanoglu aveva cerchiato in rosso sul calendario il giorno del primo faccia a faccia diretto contro il Milan, contro la sua ex squadra, contro quei tifosi che gli avevano promesso da tempo un'accoglienza tutt'altro che benevola. I fischi  gli insulti, anzichè abbatterlo o innervosirlo, hanno caricato ancora di più il centrocampista turco, che ha sfoderato una prestazione di altissimo livello (la migliore probabilmente da quando indossa la maglia nerazzurra) e una personalità che raramente gli era stata riconosciuta in passato, andando a prendersi il pallone dalle mani di Lautaro e segnando su rigore il gol del momentaneo vantaggio interista, esultando in faccia alla Curva Sud. Una vendetta perfetta, "macchiata" solamente dal risultato finale, come scrive La Gazzetta dello Sport: "Undici (metri) per due non fa 22, perché la matematica non si applica al calcio. E sporca pure una serata che Calhanoglu aveva immaginato un giorno di giugno, quando, ai saluti con il Milan, aveva deciso di raggiungere sull'altare l'odiata rivale. Rigore sì, poi rigore no. Perché il secondo lo batte Lautaro e finisce male".

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Fine dell'attesa

"Inzaghi l'aveva capito che sarebbe stata la partita di Hakan. Troppo alte le motivazioni, troppo forte la voglia di stupire. Nelle ore precedenti dal derby a chi gli chiedeva se e quanto fosse teso per la partita, lui rispondeva che dall'inizio dell'anno aspettava questa sfida, senza paura dei fischi e degli insulti. Anzi: da lì avrebbe preso la forza. E così è stato. San Siro non è stato tenero, tutta la partita al grido di "figlio di..." non dev'essere una passeggiata per chi non ha spalle grosse. Calhanoglu, invece, è arrivato preparato. E ha sfidato i suoi ex tifosi. Si è fatto dare da Lautaro il pallone ed è andato dagli 11 metri, proprio sotto la curva rossonera. Ha sparato un destro in porta, poi è andato ad esultare sotto quella gente che tante volte aveva fatto alzare in piedi. E non ha resistito, si è portato le mani alle orecchie quasi a voler ascoltare ancor di più gli insulti, durante tutta la partita".

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La versione migliore

"Hakan ha guidato l'Inter, questa è la verità. All'arrivo allo stadio è entrato negli spogliatoi nerazzurri per ultimo. Mica per pigrizia, solo perché tra chiacchiere con gli ex compagni e abbracci con Pioli e Maldini non riusciva a liberarsi. I dribbling gli sono riusciti meglio in campo. Dei suoi è stato il migliore, con un serbatoio pieno di energie fisiche (dopo la panchina di Champions in Moldavia contro lo Sheriff) e mentali. Nel secondo tempo è stato il più lucido in mezzo al campo, ultimo ad arrendersi all'evidenza di un pareggio che stretto gli sta, unica scena di una serata che in fondo aveva immaginato e progettato proprio così. A suo modo, è entrato comunque nella storia: è il quarto ex a segnare in un derby di Milano, dopo Crespo, Ronaldo e Ibra".

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