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ESCLUSIVA Padilla (ARA): “Messi non risponde a Bartomeu e non vuole allenarsi. Conte può convincerlo”

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Il famoso giornalista catalano ha parlato in esclusiva a FCINTER1908.IT del futuro di Lionel Messi e dei possibili scenari

Alessandro De Felice

Un fulmine a ciel sereno che ha improvvisamente destabilizzato un'intera città. Un terremoto - sportivamente parlando - che ha scosso tutto l'ambiente e tolto una delle pochissime certezze del club da oltre 20 anni. Lionel Messi e il Barcellona, un connubio che sembrava indissolubile e che invece rischia di potersi concludere. Una storia d'amore iniziata anni fa e che pareva avere l'etichetta del 'per sempre', concetto molto raro e quasi estraneo al mondo del calcio. I primi 'mal di pancia' pubblici dopo la beffa post-lockdown in campionato avevano già fatto intuire una sensazione di disagio da parte della 'Pulga', aprendo lo scenario a un clamoroso addio; poi l'eliminazione in Champions League dopo la disfatta contro il Bayern Monaco per 8-2 ha convinto definitivamente Messi, che nei giorni scorsi ha comunicato al Barcellona in maniera del tutto inaspettata di voler lasciare la Catalogna.

Toni Padilla, caporedattore della sezione Sport del quotidiano generalista ARA - il più letto in lingua catalana - e noto opinionista radiotelevisivo nonché collaboratore di Revista Panenka e Radio Catalunya, ha parlato a FCINTER1908.IT della vicenda legata al futuro del fuoriclasse argentino. Il giornalista spagnolo, che segue da molto vicino il caso Lionel Messi, ci ha raccontato alcuni retroscena e i possibili sviluppi con l'interessamento dell'Inter di Suning, che vorrebbe mettere a segno il colpo ad effetto dal punto di vista tecnico e commerciale portando all'ombra della Madonnina il fuoriclasse argentino.

Toni, che succede a Barcellona e la gente come sta vivendo il caso Messi?

"La maggior parte dei tifosi sta vivendo questa situazione con angoscia. Messi è il giocatore più amato della storia del Barcellona e ci sono stato anche manifestazioni allo stadio, nonostante non fossero permesse per motivi di sicurezza in relazione al COVID-19. I tifosi seguono il caso con grande interesse: vanno in onda trasmissioni straordinarie in televisione e in radio... È una follia! Per ora, i tifosi incolpano il presidente Bartomeu e molti hanno lanciato una mozione di sfiducia, una misura legale che può consentire di indire un referendum per licenziare il presidente, che può diventare realtà ottenendo 15 mila firma dei soci in 15 giorni. Molti credono che Bartomeu vada via e Messi rimanga".

Il burofax, una maniera molto distaccata per chiedere il via libera in un club in cui è cresciuto ed è diventato grande come uomo e come calciatore. Perché, secondo te, Messi ha scelto questa strada?

"È stato un modo di mandare un messaggio diretto. Di chiarire che si tratta di una decisione presa dopo aver riflettuto molto. E di un segnale diretto al consiglio direttivo, che dimostra che non c'è dialogo tra Messi e il presidente. La 'Pulga' non risponde alle chiamate di Bartomeu da mesi".

Messi ha sempre dichiarato pubblicamente che vorrebbe terminare la sua carriera a Barcellona. Cosa è cambiato rispetto al 2017, quando ha dichiarato in conferenza stampa di voler vestire per sempre la magia del club blaugrana?

"Il presidente Bartomeu crede che Messi abbia troppo potere e chieda troppi soldi. E il calciatore crede che il numero uno abbiamo gestito molto male il club negli ultimi 5 anni, spendendo troppi soldi in calciatori non considerati all'altezza, in allenatori che non piacevano all'argentino e mentendo al numero 10. Un passaggio chiave è stato l'addio di Neymar nel 2017. Messi non voleva che il brasiliano lasciasse il Barcellona e chiese al club uno sforzo per aumentare l'ingaggio e accontentare Neymar. Poi, nel 2018 e nel 2019, il brasiliano disse a Messi di essere disposto a tornare al Barcellona, ma Bartomeu non poté chiudere l'operazione e l'argentino rimase deluso. Negli ultimi mesi, invece, c'è stato il licenziamento di Ernesto Valverde: Messi aveva un buon rapporto con lui. È arrivato Quique Setien e Messi non aveva una buona considerazione di lui: pensava fosse un allenatore mediocre, una testimonianza della mancanza di un progetto sportivo da parte di Bartomeu".

A questo punto Bartomeu potrebbe fare un passo indietro? E l'addio del presidente potrebbe far cambiare idea a Messi?

"Credo di no. Bartomeu ha detto che se Messi dovesse rimanere, lui andrà via. Ma andrebbe via solo lui, non tutta la giunta. Sarebbe una piccola trappola visto che il presidente terminerà il suo mandato nel 2021: anche se dovesse andare via lui ora, i suoi vicepresidenti sarebbero in carica fino alla fine".

Quali sono le voci che arrivano dall'interno del club?

"Pare che Messi non voglia allenarsi agli ordini di Koeman. E che all'interno del club una parte dei dirigenti stia chiedendo a Bartomeu di vendere ora Messi per oltre 200 milioni al Manchester City".

Secondo te l'Inter può sfidare davvero le superpotenze economiche come Paris Saint-Germain e Manchester City?

"Si, certo che può. Però il problema dell'Inter è che Messi ha amici nel Manchester City (Guardiola e Aguero) e nel PSG (Neymar). È più affascinato da questi progetti, specialmente quello del City. L'Inter ha i soldi e può senza dubbio provarci, ma è un'operazione complicata".

Al di là del fattore fiscale, cosa può spingere Messi ad accettare la sfida Inter e rifiutare l'offerta di Guardiola e Manchester City?

"Non vedo ulteriori motivazioni. Forse Antonio Conte potrebbe fargli cambiare idea, ma a Messi piace di più Guardiola".

Con la partenza di Messi, il Barcellona potrebbe 'perdere' anche Lautaro Martinez?

"Dipende. La priorità del Barcellona è quella di convincere Messi a restare, anche se significherebbe avere una guerra interna. In caso di addio, il club catalano avrebbe a disposizione molto denaro e potrebbe arrivare Lautaro. Al momento il Barcellona non ha soldi e non lo può comprare".