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Inter, Conte punta il dito: almeno in tre sotto accusa. Lautaro dinamite con un solo neo

L'analisi di Fcinter1908.it dopo Inter-Juventus di ieri sera

Daniele Vitiello

Antonio Conte mastica amaro. L’Inter ha macchiato un ottimo filotto di vittorie con le sconfitte nelle ultime due curve del mini percorso che l’ha portata alla pausa per le Nazionali. Una chicane fuori traiettoria che se da un lato non spazza via quanto di buono fatto, dall’altro evidenza limiti sui quali bisogna battere in ogni momento per assottigliare un gap ancora piuttosto evidente con le prime della classe in Italia e in Europa. Non mancano gli alibi. Su tutti l’infortunio di Sensie l’assenza di Sanchez, ma nel nuovo corso nerazzurro ogni componente è chiamata ad assumersi le proprie responsabilità. Perciò, il dito è puntato in questo momento contro quegli elementi che non hanno reso al meglio e che – come sottolineato anche dal mister in maniera piuttosto netta – avrebbero dovuto portare due vantaggi: opportunità di tirare il fiato per chi è stato invece costretto agli straordinari e più soluzioni per cambiare strategia a partita in corso. Tre gli esempi sotto gli occhi di tutti: Lukaku non brilla, Vecino gravita attorno ad una mediocrità disarmante e Lazaro non riesce nemmeno a conquistarsi una chance per essere gettato nella mischia.

DINAMITE LAUTARO – Ma ci sono anche note positive. E non sono poche. La sfida con la Juventus ne lascia in dote una in particolare: completamente galvanizzato dalla maiuscola prova del Camp Nou di qualche giorno fa, Lautaro Martinez ha rubato la scena a Lukaku. Nella notte che sarebbe dovuta essere dell’ariete belga, lasciato a riposo per un fastidio muscolare in Champions League, l’argentino è stato il migliore in campo ed ha completamente rispecchiato la mentalità richiesta da Antonio Conte. Il Toro ha lottato su ogni pallone, sfoggiando doti sopra la media e a spalle larghe si è preso la responsabilità del rigore. Suoi gli ultimi due gol messi a segno dall'Inter. Unico neo un pizzico di egoismo sul quale lavorare. Peccato che anche lui sia umano e che, stremato, abbia avuto bisogno del cambio a ripresa inoltrata.

LA LEZIONE PEGGIORE – Juventus non solo con un organico più profondo, ma sicuramente anche più forte nell’undici titolare. Eppure, i bianconeri hanno avuto bisogno di altro. La lezione che sono riusciti ad impartire all’Inter nella notte del Meazza è quella non richiesta. La banda di Sarri, smaliziata e preparata a qualsiasi evenienza, ha rischiato di sporcare una partita a tratti bellissima. Come? Con una condotta talvolta al limite dell’antisportività. Proteste reiterate, in seguito a decisioni per nulla dubbie, e cadute spesso accentuate stridono con il prestigio di una squadra che dopo il 2-1 finale ha legittimato i favori del pronostico per la vittoria del campionato.

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