-Poi lei si è regalato l'Inter...
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Moratti: “L’Inter mi diverte. Inzaghi non si dà un tono. Con Ronaldo ho fatto dispiacere tanti presidenti”
Un regalo a pagamento (ride.ndr). È stato un piacere poter tornare a respirare questo tipo di ambiente, con la sua tensione e la passione, non solo mia ma anche di chi mi circondava. Mi ha dato tutto quello che mi aspettavo. Ci sono state difficoltà: pensandoci ora a volta mi meraviglio di come abbia fatto a tenere duro, ma in quel periodo pensavo sempre che alla fine sarebbe successo qualcosa di buono ed è successo fortunatamente.

-L'Inter al centro del mondo calcistico quando ha preso Ronaldo...
Perché lui mi piaceva, c'è poco da fare. Era venuto a trovarmi in ufficio, non ricordo perché. Mi aveva lasciato una figurina che gli avevano fatto in Olanda. Era simpatico, un bravo ragazzo, poi non l'ho più visto. Poi c'è stata questa occasione dal Barcellona, per tutti impossibile. A me sembrava avesse una razionalità economica. Ma ero appena arrivato nel calcio e gli altri presidenti non se lo aspettavano. Ho preso tutti contropiede. Questa cosa non piaceva ad altri presidenti che volevano comandare, era fuori dalle regole. Fu per me un sogno realizzato, poi ricordiamoci che arrivava qui con altri giocatori formidabili che stavamo prendendo o volevamo prendere, proprio un sogno che si concretizzava, lui ha rilanciato l'Inter nel mondo.
-Un calciatore nel cuore?
Il giocatore che ho amato di più e che ho imitato di più è Mario Corso, devo rifarmi a mio padre. Ci sono quattro giocatori che hanno segnato la storia dell'Inter, che sono un po' particolati: Lennart Skoglund, Mario Corso, Evaristo Beccalossi e Alvaro Recoba. Per me loro quattro rappresentano il sogno realizzato di una persona a cui piace il calcio: questi sono i quattro giocatori a cui sono calcisticamente affezionato. A Corso gli volevo proprio bene. Sono sinceramente affezionato a tutti. Non voglio sceglierne solo uno dei miei: sono affezionato ad ognuno, perché tutti si sono sempre comportati benissimo con me, carinissimi e affettuosi. Molto più che giocatori, sono stati degli amici apprensivi. Mi ricordo una volta che ho provato la pressione negli spogliatoi, ed ero sdraiato, a Napoli. Erano spaventati, dovevi vederli: mi è rimasto in mente quanto fossero spaventati per me e quanto ci tenessero, quindi voglio bene a tutti.
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