Benjamin Pavard si è raccontato, a pochi giorni dalla finale di Champions League, in una lunga intervista al quotidiano francese "L'Equipe".
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Pavard: “Non siamo stelle ma sappiamo fare tutto. Bayern? San Siro crollava! La caviglia…”
Se dovesse descrivere la sua squadra con una frase, quale sarebbe?Non siamo una squadra di stelle, ma sappiamo fare tutto insieme, sappiamo soffrire insieme. Non c’è un giocatore sopra l’altro.
Dà l’idea di essere una squadra a cui piace soffrire. È davvero così?No, non ci piace soffrire! Ma finché i risultati arrivano... Certo, ci piacerebbe sempre avere il possesso palla, ma a volte affrontiamo squadre che lo vogliono tanto quanto noi. Bisogna adattarsi. Se c’è da abbassarsi e difendere, sappiamo farlo. Sappiamo pressare alto, ma anche stare bassi.
Adattarsi: è questa la parola chiave del metodo Inzaghi?No, non partiamo già adattandoci. Ma se vediamo che non riusciamo a recuperare palla alta, allora ci sistemiamo in un blocco medio. La cosa più importante è non prendere gol. A volte bisogna sapere arretrare e soffrire per vincere.

Come descriverebbe il suo stile di gioco?È un gioco ibrido. A volte mi ritrovo terzino destro, altre volte quinto di centrocampo. I centrocampisti possono finire per giocare da centrali. Il mister non ci chiede mai di restare fissi in una posizione. Posso prendere palla e accentrarmi, fare un passaggio e poi seguire l’azione. Abbiamo tanta libertà, ma la cosa fondamentale è mantenere l’equilibrio difensivo. È lì che il mister insiste di più. Possiamo prenderci libertà, ma dietro qualcuno deve coprire. Quando salgo io, è (Nicolò) Barella che mi copre.
Ha scoperto un nuovo calcio, arrivando in Italia nel 2023?Assolutamente sì. La tattica qui non è un mito: tutto è studiato al millimetro. Sappiamo cosa fare in ogni fase di gioco, con un pizzico di libertà in più. Avevo bisogno di conoscere questo tipo di calcio.
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